Totogiunta a Venezia, Il filosofo Stefano Zecchi:«Io assessore alla cultura? Se serve, sono disponibile»

VENEZIA Chiacchiere o fantapolitica che sia, intanto la sua disponibilità al ruolo di assessore alla cultura l’ha data. E qualche parola in proposito, dice, nei giorni scorsi in effetti c’è stata. Per Stefano Zecchi, candidato a sindaco di Venezia con il partito dei Veneti e nuovo consigliere comunale, al momento non c’è nulla più di qualche «chiacchiera di poco conto».
«Gli scambi avuti finora», dice, «sono parole senza fondamento oggettivo, nulla più. Se la cosa, invece, dovesse avere un fondamento, si potrà prendere in considerazione». Ad ogni modo, il filosofo ed ex assessore alla cultura di Milano, mette le mani avanti. «Faccio comunque parte di un gruppo politico», dice, «e nel caso se ne discuterà insieme, di certo non prenderò iniziative in maniera autonoma».
Quello delle deleghe dell’assessorato alla cultura è stato senza dubbio un tema al centro della campagna elettorale, soprattutto dei giorni immediatamente precedenti al voto. Attaccato dall’opposizione, il sindaco durante uno degli ultimi incontri pubblici in compagnia dell’ex presidente del parlamento europeo Antonio Tajani aveva infatti comunicato l’intenzione di continuare ad occuparsene a tempo pieno.
Una tesi poi ribattuta e argomentata a distanza di poche, all’inaugurazione di Ca’ Pesaro: «Non c’è bisogno di un intellettuale per ricoprire quel ruolo».
Stupisce quindi che nei giorni scorsi ci sia stato qualche tentativo per sondare il terreno. Fatto sta che, nonostante lo sgarbo con tanto di esposto del filosofo in Procura a causa dell’ultimo comizio elettorale saltato in piazza Ferretto dopo quello del sindaco, nei giorni scorsi Zecchi non ha fatto mancare a Brugnaro le congratulazioni per la rielezione: «Questo risultato dimostra che i cittadini hanno fiducia nell’amministrazione che li ha guidati in questi ultimi cinque anni e che li guiderà per i prossimi cinque». —
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