Temporary shop contro le vetrine vuote

MESTRE. L’antidoto alle vetrine in cui specchiarsi? «Passa per i temporary shop». La più grossa impasse dalla quale non riesce a uscire il commercio veneziano è la desertificazione dei centri cittadini, Mestre in testa: il turn over esacerbato che innesca un circolo per nulla virtuoso di chiusure e riaperture che fanno dimenticare cosa c’era prima in un angolo pittoresco del centro. Piazza Ferretto e il cuore della città contava nel 2017 ben 188 attività sfitte, il 20,3 per cento del totale, il doppio della norma.
Rimedio alla desertificazione. Confesercenti Città Metropolitana Venezia, assieme a Confedilizia, hanno siglato un protocollo d’intesa per incentivare la locazione degli spazi sfitti e allargare il mercato degli affitti agli immobili ad uso commerciale. Tra i punti salienti la facilitazione dei “temporary shop”, la richiesta di riduzione del peso delle tariffe nella fase di avvio e l’incentivazione di modelli commerciali innovativi. Obiettivo? Rivitalizzare le città e ricostituire il tessuto economico sfribrato coniugando gli interessi delle imprese e dei proprietari immobiliari all’interno della logica dei Distretti del commercio.

Temporary store. Come contrastare il degrado derivato dai negozi sfitti? Mettendo assieme i proprietari delle attività vuote, grazie al contributo di Confedilizia, i luoghi fisici e l’amministrazione comunale (la prossima settimana verranno definiti i punti sui quali si chiede ai Comuni di intervenire). «I negozi chiusi», spiega il direttore di Confesercenti Maurizio Franceschi, «sono ferite profonde all’offerta commerciale di un’area e un incentivo al degrado, senza dimenticare la perdita di valore, perché un negozio vuoto si svaluta». E ancora: «La risposta più adeguata è l’utilizzo temporaneo, che significa creare agevolazioni e incentivi sia per attività commerciali che per start up innovative e attività creative in cui giovani e meno possono cimentarsi». Precisa: «Chiediamo la disponibilità dei proprietari ad affittare i locali con canoni ridotti nel momento in cui il negozio viene occupato e recuperato dal punto di vista dell’immagine».
Riduzione delle tassazioni. «Il che si traduce», sottolinea Franceschi, «in sgravi dei contributi locali da una parte, mentre dall’altra vanno favoriti i proprietari che riducono il costo di locazione per i conduttori». Dovrà, inoltre, essere previsto un “contratto tipo” all’interno dei centri cittadini.
Sportello. All’interno del sistema Confesercenti e Confedilizia, verrà creato uno sportello georeferenziato che metta a sistema i negozi (li elenchi, li conti, li mappi) e i soggetti giovani e meno interessati ad aprire un’attività o una start up. Lo sportello offrirà servizi e agevolazioni, dall’allestimento accattivante e “green”, magari curato dall’Università, al “contratto tipo”. «Questo tentativo sta dentro quella logica del rilancio dei centri cittadini attraverso tutti i distretti del commercio che verranno riconosciuti a livello provinciale».
Confedilizia. «Bisogna trovare un nuovo assetto di interessi in modo tale che i negozi vengano aperti», spiega Giuliano Marchi di Confedilizia, «e ciò significa superare una normativa che sente il peso degli anni, servono sistemi flessibili e più adatti alle esigenze. Per favorire l’apertura dei negozi vuoti le amministrazioni e la legislazione devono venirci incontro, perché gli interessi e i benefici sono comuni».
Indicazioni. Come agevolare i temporary? Michele Lacchin, vicedirettore di Confesercenti dà qualche anticipazione: «Diminuire l’onere burocratico (insegne, acqua, luce, allacciamenti, Scia) attraverso, ad esempio, un’unica domanda che vada nella direzione di un minor costo e una minore complessità».
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