Taxi elettrico in laguna la rivoluzione di Ivan Tosi

Il prototipo funziona: non inquina, è silenzioso e non fa onde. Un motoscafo della Provincia riadattato che oggi fa la spola tra l’isola della Certosa e Castello
Di Alberto Vitucci

«Abbiamo dimostrato che si può fare. Adesso aspettiamo che qualcuno ci chiami. Questo è il futuro, il nostro motore funziona e non inquina». Ivan Tosi ha 42 anni, è un artigiano di Castello. Suo è il brevetto del primo taxi elettrico, da qualche mese in servizio come traghetto dall’isola della Certosa a Castello e come navetta per i dipendenti della Provincia, dalla stazione di Santa Lucia a Ca’ Corner. Il primo motoscafo a propulsione elettrica è una vecchia lancia della Provincia che rischiava la pensione. Ivan l’ha rimessa in sesto nel cantiere Cucchini, a Castello, sostituendo il pesante e inquinante motore diesel con le batterie e l’invertitore elettrico. Il risultato è stupefacente. A bordo del motoscafo che viaggia alla velocità di crociera di 7 nodi (circa 12 chilometri l’ora) non si sente alcun rumore, si può conversare tranquiilamente con il solo fruscìo dell’acqua smossa dallo scafo. Niente onde, perché la velocità è moderata e il peso minore dei taxi tradizionali. Niente fumi e niente consumo di gasolio. «In un anno le emissioni di CO2 sono praticamente azzerate», spiega Ivan, «dalle attuali tre tonnellate e meno di 7 chili. Questo motore è silenzioso e non inquina». A bordo ci sono tre batterie al litio, sul modello di quelle dei telefonini, che hanno un’autonomia di circa 5 ore, anche di più se caricate a 380 volt». L’uovo di Colombo. La soluzione ecologica – e in futuro anche economica – al problema del moto ondoso e dell’inquinamento. Ivan è il nipote di Piero Tosi, trasportatore e amante della laguna che ha lanciato qualche anno fa il prototipo di barca da trasporto elettrica. Complimenti, sponsor, un giro del mondo dimostrativo. Ma anche quel prototipo è rinmasto tale. «Forse ci sono resistenze», denuncia Tosi, «comunque noi siamo pronti: se ci chiamano possiamo anche produrre questi motori elettrici in serie». Chiaro che l’autonomia e la potenza limitate per ora circoscrivono l’uso del motoscafo a spostamenti interni: «Ma il limite in Canal Grande è di 7 chilometri orari, nei rii interni di 5, nella maggior parte dei canali lagunari di 11. Dunque i 30 cavalli del mio motore sono più che sufficienti». Da anni in alcuni specchi d’acqua protetti, come il lago di Locarno, sono ammessi soltanto mezzi a propulsione elettrica. Un futuro che prima o poi arriverà anche in laguna. Rispetto a qualche anno fa, il numero dei motoscafi è più che raddoppiato. Venti milioni di turisti l’anno e il boom della navigazione da diporto stanno rendendo la laguna sempre più trafficata, inquinata e invivibile. Ecco allora la proposta che Ivan Tosi, artigiano ed esperto nella costruzione di motori elettrici, ha lanciato agli enti Enti pubblici. La Provincia ci ha permesso questa sperimentazione», dice, «ma adesso l’esperimento è finito. Questi motoscafi vanno benissimo». Un settore che potrebbe offrire nuovi posti di lavoro e ottenere contributi europei. Ma soprattutto contribuire per davvero – e non solo con slogan e convegni sull’ambiente – a invertire la rotta sull’inquinamento della laguna.

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