Tassa di soggiorno, Venezia pigliatutto

Capoluogo e località balneari incamerano il 70% degli introiti regionali. Gli operatori: «I Comuni riconoscano il nostro ruolo»
Interpress/Mazzega Vitucci Venezia, 29.06.2015.- Comune di Venezia, Luigi Brugnaro presnta Giunta Comunale.- Nella foto Michele Zuin
Interpress/Mazzega Vitucci Venezia, 29.06.2015.- Comune di Venezia, Luigi Brugnaro presnta Giunta Comunale.- Nella foto Michele Zuin

Dove vanno a finire i soldi della tassa di soggiorno? Per legge devono ritornare a servizio del turismo, ma a volte per compensare il bilancio finiscono in voci che non riguardano direttamente il settore.

Così, a fronte degli alti introiti provenienti dai comuni che anche quest’anno dovrebbero vedere il veneziano raggiungere quasi 40 milioni di euro sul totale dei 55 del Veneto, il presidente della Fondazione Think Tank Antonio Ferrarelli propone che ci sia più dialogo tra operatori del settore e comuni coinvolti, al fine di garantire che i soldi vengano investiti esclusivamente nel turismo. La Fondazione, composta da una sessantina di imprenditori che lavorano nel settore turistico, ha infatti usato i bilanci preventivi dei comuni per tracciare un pronostico, confermando che anche quest’anno i flussi di denaro del nostro territorio saranno notevoli.

Per adesso il dialogo tra pubblico e privato si è aperto in comuni come San Michele al Tagliamento Bibione che concorda con l’amministrazione come utilizzare il denaro ricavato dalla tassa di soggiorno che ammonta a circa 2 milione e 600 mila euro, ma la proposta lanciata è aperta a tutti: «Per la riscossione dell’imposta di soggiorno» spiega Ferrarelli «rimangono fondamentali le strutture ricettive che fanno da sostituti esattori, visto che dopo aver definito chi dei propri ospiti deve pagare l’imposta, devono calcolarne l’importo, ricevere il pagamento, rilasciare la ricevuta al cliente ed infine versare al Comune quanto riscosso».

Un lavoro che non sempre viene ripagato: «A queste attività» prosegue Ferrarelli «vanno aggiunti gli oneri connessi al mezzo di pagamento utilizzato per saldare il conto: se il cliente infatti paga con carta di credito o di debito, i gestori delle strutture ricettive versano al Comune l’importo intero dell’imposta, anche se ne incassano solo una parte, a causa delle commissioni dovute al gestore della carta».

I dati a metà anno confermano il trend dell’anno scorso dal momento che la legge di stabilità 2016 ha vietato l’aumento delle tariffe e l’introduzione dell’imposta da parte di quei Comuni che ancora non la applicavano. Venezia da sola dovrebbe incassare 28 milioni, ma con l’aggiunta dei comuni, in particolare quelli delle zone balneari (Jesolo 2 milioni e 720 mila, Cavallino Treporti 2 milioni 600 mili e Caorle 1 milione e 500 mila), dovrebbe assestarsi attorno ai 28 milioni di euro. In realtà, proprio qualche giorno fa, riscuotendo la tassa di soggiorno dell’ultimo trimestre e quindi facendo un bilancio di metà anno, risultano 634 mila euro in più, come ha dichiarato con soddisfazione l’assessore al Bilancio Michele Zuin.

Il veneziano si conferma al primo posto come meta turistica, rappresentando il 70% dell’intera Regione. Uno stacco irraggiungibile se si pensa che Verona, al secondo posto, guadagna quasi 9 milioni, seguita da Padova con 5 milioni, Treviso con quasi 900 mila euro, Belluno con 685 mila, Vicenza con 670 mila e l’ultima Rovigo con 291 mila euro.

Vera Mantengoli

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia