Tanti i mezzi impiegati in mare diretti dalla Capitaneria di porto

CHIOGGIA
A spiegare le modalità operative delle ricerche in mare, che hanno coinvolto più forze dell’ordine, è il tenente di vascello Francesco Gaberscek, capo sezione operativa della Capitaneria di porto di Chioggia. Le ricerche, infatti, sono ricominciate domenica mattina, con un ingente impiego dei mezzi della guardia costiera, della guardia di finanza, dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Alle ricerche ha partecipato anche un elicottero dei carabinieri e uno della guardia di finanza. Ricerche che sono continuate anche per tutta la giornata di ieri e riprenderanno oggi. «Abbiamo pattugliato sia la laguna, che il tratto di mare di nostra giurisdizione fino al porto di Malamocco - spiega il tenente - Dopo la segnalazione di un pescatore, abbiamo concentrato le ricerche nello specchio acqueo antistante a Ca' Roman».
I due fratelli sono usciti all'alba di domenica per una battuta di pesca, ma non si sono più visti tornare. Tra i primi ad accorgersene, i pescatori del molo che, non vedendo il barchino ormeggiato, hanno lanciato l'allarme. Di solito infatti, come testimoniano alcuni colleghi, i due ritornavano verso le 7.30.
Domenica mattina le condizioni del mare non erano favorevoli alla navigazione. È lecito quindi pensare a un incidente, la cui concausa può essere il cattivo tempo, ieri le onde erano altre circa un metro e mezzo. L'imbarcazione, comunque, come conferma la Capitaneria, era del tutto adatta alla pesca e idonea ad affrontare anche condizioni di mare mosso, come quelle di domenica. Il barchino era lungo 5 metri e mezzo ed era dotato di un motore da 150 cavalli.
Nella giornata di ieri la Capitaneria ha continuato a perlustrare lo spazio acqueo antistante la spiaggia di Ca' Roman, a pochi metri di distanza dalla diga nord di Chioggia. Lì, infatti, si svolgevano prevalentemente le attività di pesca dei fratelli Facaca. «Un posto conosciuto - spiega Gaberscek - dove i dispersi si recavano abitualmente. Noi, comunque, abbiamo continuato a monitorare anche la zona delle foci del Brenta e dell'Adige, dove avrebbero potuto recarsi i due».
Non manca, comunque, un chiarimento sulla presenza di tronchi in mare, in grado di squarciare lo scafo delle imbarcazioni, facendole affondare. «Quando ci arrivano le segnalazioni su questi - continua il tenente - pericoli per la navigazione, ci adoperiamo subito emettendo un avviso urgente ai naviganti e, appena possibile, rimuovendo gli ostacoli. La presenza di questi detriti deve intendersi periodica. In mare, infatti, confluiscono residui di bricole, poi sono presenti dei legni provenienti dalle foci dei fiumi».(a.var.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia