Taglio cesareo ritardato, le accuse dell’anestesista

Processo al ginecologo Maurizio Montavoci e all’ostetrica Anna Battistel. L'infermiere, a favore della difesa, ammonito dal giudice: «Deve dire la verità»

VENEZIA

In sala parto e, poi, in sala operatoria c’era il primario di Anestesia Maurizio Morgantin, che ieri ha testimoniato nel processo che si sta svolgendo presso il Tribunale di Mestre nei confronti dei ginecologi Maurizio Montavoci e Anna Calebotta e dell’ostetrica Anna Battistel, accusati di lesioni colpose gravi nei confronti della neonata. Il primario ha sostanzialmente confermato le accuse nei confronti degli imputati, affermando che i due medici avrebbero compiuto manovre di spremitura, di cui l’ultima piuttosto violenta sulla pancia della partoriente e che lui stesso alcune ore prima aveva insistito della necessità del taglio cesareo che soltanto molto dopo il ginecologo Montavoci aveva deciso di fare. Prima del primario hanno testimoniato il marito e un’amica della partoriente, entrambi presenti in ospedale il giorno della nascita della piccola, il 25 agosto di tre anni fa.

Sono stati poi sentiti due infermieri, testimoni chiamati a deporre dai difensori (gli avvocati Antonio Franchini e Renato Alberini, mentre le parti civili sono rappresentante dagli avvocati Maurizio Trevisan ed Elio Zaffalon). Per uno dei due, in servizio presso il Servizio di Anestesia, l’avvocato Zaffalon ha chiesto l’incriminazione per falsa testimonianza. L’uomo, tra l’altro, è stato ammoninento dallo stesso giudice monocratico Barbara Lancieri: “Deve dire la verità perchè la pena per chi rende falsa testimonianza è di due anni di reclusione ha affermato il magistrato rivolgendosi all’infermiere. L’uomo ha cercato di alleggerire la posizione dell’ostetrica, ha riferito che era stato sia in sala parto sia in sala operatoria, mentre il suo primario ha sostenuto che nella prima c’era soltanto lui, quindi ha raccontato di non aver visto alcuna manovra di spremitura. Il pubblico ministero Carlotta Franceschetti gli ha contestato alcune affermazioni e alla fine è arrivato l’ammonimento del giudice.

L’udienza è stata poi rinviata al 2 novembre, quel giorno sono stati chiamati a rendere le loro dichiarazioni i consulenti del l’accusa, quelli delle parti civili e della difesa. Poi toccherà al giudice decidere, dopo aver ascoltato requisitoria e arringhe in un’ultima udienza. Itre imputati devono rispondere di aver ritardato il taglio cesareo e di aver messo in atto manovre traumatiche, ritardo e azioni che avrebbero causato gravissime lesioni alla neonata, giudicata disabile al 100 per cento. I genitori e i nonni, oltre ad aver presentato la denuncia penale, hanno anche avviato una causa civile. Nel frattempo l’Asl 12 ha già cominciato a trattare per il risarcimento dei danni, rifondendo per ora quello che è considerato un anticipo di 400 mila euro alla famiglia.

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