Sventata la truffa milionaria

NOALE. Avevano già trasferito più di due milioni di euro in una banca di Nova Gorica, in Slovenia, ma non sono riusciti a ritirarli: sono stati bloccati prima grazie all’intervento dei poliziotti italiani e sloveni. Stando alle accuse erano riusciti, grazie ad un apparecchio nascosto sotto un tavolo del Banco Popolare di Noale, a trasferire attraverso 34 bonifici eseguiti in due giorni diversi quella considerevole cifra. L’indagine del pubblico ministero di Venezia Roberto Terzo e della Squadra mobile lagunare ha messo in luce, però, che la truffa stava riuscendo anche grazie alla collaborazione di un funzionario dell’istituto di credito: senza di lui, infatti, i bonifici bancari via e-mail non avrebbero potuto partire. A far sorgere i primi sospetti sono stati alcuni clienti della banca noalese, i quali si sono lamentati con il direttore che dai loro conti correnti erano state stornate cifre considerevoli. In particolare, hanno assolutamente disconosciuto alcuni bonifici, loro non avevano ordinato di spostare quel danaro, bonifici tutti a favore di società slovene o croate.
A quel punto non sono stati soltanto sospetti, il direttore ha chiesto l’intervento dell’autorità giudiziaria e sono iniziate le indagini. E, proprio grazie agli accertamenti, che sono stati bloccati numerosi bonifici che stavano partendo e soprattutto che, quando si sono presentati nella banca di Nova Gorica per ritirare il danaro, sono stati arrestati Carmine Bonfrate e il rumeno Costantin Costan. I due sono stati poi rilasciati, ma lo scopo dell’intervento era stato raggiunto: impedire che entrassero in possesso di quei due milioni e 280 mila euro che nell’aprile erano stati trasferiti con 34 bonifici in due diversi giorni.
Chiuso con successo l’intervento d’emergenza, quello che doveva mettere al sicuro il danaro impedendo il suo ritiro, sono iniziate le indagini per ricostruire come il gruppo era riuscito a create quei falsi trasferimenti di danaro. Con un’attenta perquisizione al Banco Popolare di Noale è venuto alla luce un apparecchio sistemato di nascosto sotto al tavolo, sul quale era appoggiato un computer. Ed è proprio attraverso quel sistema che dall’esterno dell’istituto di credito, via wi-fi, il gruppo sarebbe riuscito a creare quei 34 bonifici fasulli, pescando dai conti di alcuni clienti. Ma all’attenzione degli inquirenti è finito anche un funzionario della banca: senza di lui, infatti, quei trasferimenti di considerevoli cifre non sarebbero potute partire, era lui a dare il via libera. L’indagine è venuta alla luce perché il legale di uno di coloro che è rimasto coinvolto, Roberto De Masi, ha presentato ricorso al Tribunale del riesame di Venezia contro la perquisizione che era stata svolta nella sua abitazione, durante la quale gli erano stati sequestrati documenti e materiale informatico. L’avvocato Renato Alberini ha poi rinunciato a coltivare il sequestro: la mossa di presentare il ricorso è servita soprattutto per scoprire quali carte ha in mano l’accusa in modo da poter preveder le prossime mosse e in particolare per poter impostare la linea difensiva al meglio.
Le persone coinvolte nell’inchiesta sono numerose, ma oltre a De Masi, Costan e Bonfrate, gli inquirenti puntano la loro attenzione sul funzionario dell’istituto di credito di cui conoscono ormai da tempo l’identità. Toccherà anche alla banca prendere provvedimenti nei suoi confronti.
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