«Stamina, inascoltati i medici di Brescia»

L’avvocato che sostiene le ragioni dei genitori della bimba veneziana: «In 400 casi nessun effetto collaterale negativo»
Di Giorgio Cecchetti
23/09/2014, Milano, riunione informale dei ministri della salute della UE. Conferenza stampa conclusiva. Nella foto il ministro della salute Beatrice Lorenzin
23/09/2014, Milano, riunione informale dei ministri della salute della UE. Conferenza stampa conclusiva. Nella foto il ministro della salute Beatrice Lorenzin

Anche la bimba mestrina Celeste Carrer da dieci mesi ormai, da quando la Procura di Torino ha sequestrato il materiale del laboratorio degli Spedali Civili di Brescia, non riceve più le cute con le staminali. I suoi genitori sostengono che le sue condizioni sono peggiorate velocemente. Ieri, però, i giudici della Corte di Cassazione scrivono nella loro sentenza che la piccola, come del resto tutti gli altri pazienti sarebbero stati sottoposti con il metodo Stamina ad infusioni «pericolose o comunque non sicure per la salute umana».

La sesta sezione penale spiega perché, il 21 aprile, confermò il sequestro preventivo dei materiali depositati presso l’ospedale di Brescia bloccando di fatto le cure. La Suprema Corte rileva che al metodo Stamina «non può annettersi validità scientifica»: allo stato, si legge in una delle sentenze depositate ieri, «non vi sono risultati consolidati né sul tipo di cellula da utilizzare, né sulla via di somministrazione né sulla capacità di differenziazione e neppure sul reale beneficio clinico determinato da questo tipo di trattamenti».

L’avvocato Marco Vorano, che con l’altro collega veneziano Dario Bianchini ha sempre sostenuto le ragioni dei genitori di Celeste, che vedevano un progressivo miglioramento delle condizioni di salute grazie alle infusioni con il metodo Stamina, cita però altre dati, esattamente contrari a quelli sostenuti dai giudici della Cassazione. «I medici dell’Ospedale di Brescia, compreso il primario», spiega l’avvocato, «hanno sostenuto e scritto - chiunque può leggere il documento grazie ad internet - che hanno espiantato e reimpiantto nei pazienti le staminali per almeno 400 volte e in nessuno dei casi si è verificato alcun effetto collaterale negativo».

«Inoltre», aggiunge il legale veneziano, «mi consta che nessun paziente abbia mai avanzato richieste di risarcimenti per danni provocati dalla cura Stamina. Credo che la Cassazione abbia sposato le tesi e le congetture avanzate dalla Commissione nominata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin». Infine, l’avvocato Vorano conclude citando un professore statunitense Bachi junior, il quale avrebbe sostenuto che il metodo Stamina è del tutto corretto.

I giudici della Cassazione, comunque, hanno respinto il ricorso presentato da Davide Vannoni, il guru del metodo Stamina che è uscito dal processo di Torino patteggiando la pena, sostenendo che «deve riscontrarsi una serie di gravi violazioni sia delle norme sulla fabbricazione dei medicinali per terapie avanzate, somministrati con il predetto metodo, sia delle norme sulla qualità, tracciabilità e farmacovigilanza dei prodotti».

Tra i rischi segnalati nella sentenza, la «contaminazione batterica», «ematoma o emorragia», «infezione», «insorgenze di patologie legate a una regolazione immunitaria», legati alle «attività di estrazione e re-inoculazione delle cellule staminali poste in essere senza le dovute precauzioni e al di fuori delle procedure richieste dalla legge, non solo nel periodo immediatamente susseguente all’infusione, per le caratteristiche di non purezza e di inidoneità del prodotto, ma anche in periodi successivi e lontani dall’infusione, per la possibilità di insorgenza di processi proliferativi difficilmente prevedibili. Circa il 25% dei pazienti di cui è stato possibile consultare le cartelle cliniche e le schede di monitoraggio ha presentato eventi avversi, nel 14% dei casi anche gravi».

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