«Sponsor in cambio di favori»

Sfilata di testi, ieri mattina in Tribunale, nel corso del processo a carico del vigile urbano Andrea Badalin, finito sul banco degli imputati con l’accusa di concussione per aver raccolto decine di migliaia di euro di sponsorizzazione per il Gruppo sportivo della Polizia municipale in cambio di controlli che, secondo l’accusa, sarebbero stati «ammorbiditi».
Anche ieri, davanti al Tribunale presieduto da Stefano Manduzio, sono stati interrogati alcuni albergatori che, a vario titolo, avrebbero incrociato il vigile – difeso dall’avvocato Givanni Battista Muscari Tomaioli – e le sue «pretese» in più occasioni.
Zefrido Dante, titolare tra gli altri hotel del Belle Arti, dell’Alcyone e del Foscari Palace, ha raccontato che le sponsorizzazioni erano una prassi normale contraddicendo quanto raccolto invece dalla Guardia di Finanza. A fargli notare l’incoerenza, e cioè ciò che l’albergatore aveva detto precedentemente – «il comportamento di Badalin mi fece capire che avrei potuto avere un trattamento oppressivo» – è stato il pubblico ministero Paola Tonini che ha annunciato l’intenzione di inviare la deposizione del teste in Procura per falsa testimonianza.
«Ho pensato che grazie alla sponsorizzazione magari potevo ricevere un attimo di maggior riguardo magari per piccole cose come il plexiglass» ha detto ancora Dante. Nel corso del suo interrogatorio è saltata fuori anche la vicenda di uno stock di accappatoi del quale si sarebbe occupato il vigile urbano sostenendo che avrebbe potuto averli a un prezzo più basso. Ma dello stock non ci sarebbe traccia nei documenti della sponsorizzazione.
Oltre a Dante sono stati ascoltati Antonella Bernardi, titolare di due alberghi in zona centrale, Alessandra Vazzoler e Massimiliano Parmesan.
Il 7 giugno un’altra sfilata di testi da mattina a sera tra i quali il titolare di Palazzina Grassi, Emanuele Garosci. (m.pi.)
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