Le tolgono l’affidamento dei figli: madre aggredisce l’assistente sociale
La donna è entrata di forza nell’ufficio in Comune e ha aggredito la professionista. Si era barricata con lei per alcuni minuti: dovrà rispondere di sequestro di persona

Ha provato a sequestrare un’assistente sociale del Comune di Spinea, dopo averla aggredita e minacciata con frasi come “Ti uccido”. Tutto, pur di avere un appuntamento che da troppo tempo non riusciva ad ottenere con la struttura che la segue.
Ed è proprio con l’accusa di sequestro di persona e violenza contro un pubblico ufficiale che il 19 novembre una donna di 36 anni - a cui era stato tolto l’affidamento dei figli, seguiti da una struttura di Padova - è finita davanti al tribunale di Venezia per il processo per direttissima.
Nei suoi confronti, il giudice ha disposto l’obbligo di firma per due volte a settimana davanti alla polizia giudiziaria senza però convalidare l’arresto: il tribunale ha infatti riconosciuto l’eccezione avanzata dal difensore, l’avvocato Mauro Serpico, sulla mancanza di flagranza del reato. La difesa ha chiesto e ottenuto termini a difesa, il processo continuerà quindi il prossimo 4 di febbraio.
L’episodio risale a martedì mattina, quando i carabinieri di Spinea sono intervenuti su richiesta della centrale operativa proprio negli uffici degli assistenti sociali del Comune di Spinea su richiesta degli stessi uffici dell’ente. Una volta arrivati a destinazione, i militari hanno notato fin da subito la donna riversa a terra, in lacrime.
Intorno a lei, alcuni dipendenti comunali hanno successivamente raccontato ai carabinieri il parapiglia scoppiato solo pochi minuti prima. Quando, secondo le testimonianze, la trentaseienne era entrata a forza nell’ufficio dell’assistente sociale, esasperata a suo dire dai continui tentativi di avere un appuntamento.
Un comportamento assillante, poi sfociato in una vera e propria aggressione. Secondo l’accusa, infatti, la donna era da poco entrata nell’ufficio in questione rovesciando e buttando a terra qualsiasi cosa le si fosse parato davanti. Non contenta, aveva iniziato ad aggredire la dipendente comunale, strappandole gli occhiali dal volto e buttandole a terra il telefono cellulare e altri oggetti a portata.
Non solo. Dopo aver messo a soqquadro l’ufficio e aggredito fisicamente l’assistente sociale, la donna aveva anche bloccato con il piede la porta d’ingresso, così impedendo l’accesso agli altri dipendenti comunali preoccupati per i rumori che provenivano dall’interno dell’ufficio. Un vero e proprio sequestro di persona, durato tra i cinque e i dieci minuti.
Dopo svariati tentativi andati a vuoto, i colleghi erano riusciti ad entrare all’interno, riuscendo quindi a liberare la collega rimasta bloccata all’interno dell’ufficio. Nel frattempo, i carabinieri erano già stati allertati dai colleghi rispetto alla situazione. Pochi minuti più tardi, al loro arrivo, i colleghi erano già riusciti a sfondare la porta e a porre fine al sequestro.
A quel punto, gli animi si erano calmati anche se solo in parte. La 36enne infatti anche davanti ai militari ha continuato ad urlare e inveire verso l’assistente sociale, pronunciando frasi come: «Quella la ammazzo, portatemi via!».
A quel punto sono intervenuti i carabinieri, arrestandola. Solo una volta ammanettata, la donna ha ritrovato la sua calma. Il suo comportamento le è comunque costato una denuncia per sequestro di persona e violenza contro pubblico ufficiale.
Il processo continuerà il prossimo 4 febbraio davanti al giudice monocratico del tribunale di Venezia.
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