«Spaccio a Marghera: qui è sempre così impotenza e paura condizionano la vita»

Baroni (Giants): «Vorremo installare delle telecamere» I residenti: basta un litigio e ti distruggono la bottega
Presentazione del 1° libretto "Focus Rifiuti" dell'Osservatorio Ambiente Legalità Venezia con l'ass. Bettin
Presentazione del 1° libretto "Focus Rifiuti" dell'Osservatorio Ambiente Legalità Venezia con l'ass. Bettin

MARGHERA. «Stiamo valutando di potenziare l’illuminazione dell’impianto sportivo e anche di investire nell’acquisto di qualche telecamera ma aspettiamo di capire quando si andrà al rinnovo della gestione dell’impianto. Dopo quanto è successo in palestra sabato scorso, abbiamo subito fatto denuncia ai carabinieri ma ci è stato spiegato che i furti sono un problema quotidiano. Speriamo le cose migliorino al più presto». È questo l’augurio, ma anche l’impegno di Maurizio Baroni dei Giants di Marghera, la società di pallacanestro che sabato scorso ha ricevuto la visita dei ladri alla “Stefani” di Marghera.

Nel frattempo fuori, tra via Correnti e Ca’ Emiliani, i residenti vivono con paura e senso di impotenza. E in tanti concordano con le loro voci anonime con la denuncia fatta da Gianfranco Bettin.

«Basta uno screzio, un litigio per un parcheggio, e si rischia di vedersi distrutta l'auto o persino la bottega; qui è così da sempre, non solo perché gli stessi poliziotti sono restii ad intervenire, ma anche perché manca la voglia di cambiare, di rimboccarsi le maniche e mettere a posto le cose», racconta un residente. E tutti coloro che parlano, preferiscono farlo nascosti dall’anonimato, per proteggersi.

A Marghera, nei dintorni di via Beccaria, paura, rabbia e un diffuso senso di impotenza accompagnano ormai la vita quotidiana di tutti i residenti, che infatti non esitano a definirsi ostaggi di una microcriminalità capillare, che prendendo le mosse da una manciata di appartamenti finisce per spadroneggiare per l'intero isolato.

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L'area più critica è sempre quella compresa tra via Correnti e via del Lavoratore, dove spesso e volentieri persino bar e locali finiscono per diventare un ritrovo di sbandati, che comunque non avrebbero neppure bisogno di un plateatico per fare «i loro comodi», come racconta chi vive e lavora affacciato sullo stradone a quattro corsie: «Proprio all'incrocio con via Correnti, dietro ad un’ alta siepe, si poteva vedere di tutto. In estate c'erano anche cinquanta persone, di ogni nazionalità, che passavano le giornate a bere lattine di birra, una dietro l'altra, e a svuotare pacchetti di sigarette, senza parlare degli atti osceni consumati alla luce del giorno. Per anni abbiamo chiesto di rimuovere i cespugli e fare pulizia, ma non ci hanno mai ascoltato, fortunatamente tutto è stato tagliato per fare spazio alle nuove fermate Actv, ma la situazione non è migliorata molto», raccontano altri.

Anche lo spaccio di droga avviene sotto gli occhi di tutti: «Ragazzi di ogni età sono fermi all'angolo in attesa di clienti, e quando questi arrivano chiunque può osservarli intascare banconote da venti o cinquanta euro e passare di mano piccoli e grandi involucri».

Ai pusher si alternano poi prostitute e travestiti, anche loro abituati ad orbitare intorno a quella manciata di alloggi divenuti punti di riferimento per gli illeciti: «Gli inquilini originari possono anche essere corretti ed educati», sottolineano i residenti, «il problema sono gli “amici” e i “conoscenti” che fanno su e giù ogni giorno».

Stupefacenti e mercato del sesso, comunque, non sono le uniche piaghe del quartiere, che misura il suo ormai basso livello di civiltà anche attraverso comportamenti più quotidiani: «C'è un gruppo di stranieri che da anni recupera e vende ferraglia, e tutto quello che non riesce a smerciare finisce sul marciapiede», spiega un negoziante, «non si preoccupano neppure di farlo di nascosto: anche gli addetti di Veritas, quando li scorgono, fanno finta di niente perché temono ritorsioni. Se litighi con questa gente, d'altronde, devi prepararti a insulti, violenze e ripicche».

Giacomo Costa

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