Si è spento il producer Lorenzo Marangoni: organizzò la messa del Papa a S. Giuliano

Una meningite lo costrinse in sedia a rotelle, ma non si arrese e continuò a lavorare. I funerali sabato nei cimitero di Mestre

MESTRE. Impegnato, creativo, un uomo che non si è mai perso d’animo nonostante gli ostacoli che la vita gli ha posto di fronte, innamorato di Venezia e della sua identità più vera. Lorenzo Marangoni, 61 anni, brillante organizzatore di eventi di alto profilo, ma soprattutto producer per agenzie internazionali, si è spento martedì notte dopo aver fatto di tutto per vivere gli ultimi anni della sua vita nel modo migliore possibile.

Figlio di Spartaco Marangoni, partigiano e politico veneziano, prima che le sue condizioni di salute peggiorassero ha vissuto al Don Vecchi 6 di Zelarino, una delle ultime fatiche di don Giani Antoniazzi e di don Armando Trevisiol, tra i primi ospiti della struttura, di cui si occupò egregiamente.

Protagonista del tessuto sociale e civile, si è battuto per denunciare la perdita di identità di Venezia. L’8 maggio 2011 stringeva la mano a papa Benedetto XVI, dopo aver organizzato come produttore esecutivo l’evento culminato nella Messa che il Papa celebrò a San Giuliano, trasmessa in mondovisione.

Trecentomila persone riunite nel polmone verde della città, mesi di lavoro, un palco che aveva curato assieme allo staff nei minimi dettagli. «Ci mise una enorme passione» racconta don Antoniazzi, «e fu per lui un momento di grazia. Ci riuscì talmente bene che poi fu chiamato a Milano da Angelo Scola per replicarlo».

L’anno dopo, però, lo spartiacque: fu improvvisamente colpito da una meningite fulminante che lo costrinse, in coma, in un letto di ospedale e da cui non si riprese mai del tutto. Perse l’uso delle gambe, ma non la sua forza di volontà.

Con il San Camillo, dove fu ricoverato organizzò eventi per raccontare la parabola della sua vita. Nel 2014 lanciò una colletta online, una piattaforma di crowfunding che è servita a finanziare l’acquisto di un ruotino per la sua sedia a rotelle, trasformandola in una sorta di motorino con cui muoversi liberamente in città.

Marangoni alla libertà di movimento ha dedicato pensieri e progetti in un blog, che ha curato personalmente finché ha potuto e grazie a un percorso che porta lo stesso nome, “Venezia accessibile”. Collaborò con il gruppo “Reset” Rinasce Venezia. Di recente le sue condizioni si erano aggravate, tanto che aveva lasciato il Don Vecchi per recarsi in una struttura più appropriata.

«Era uno dei nostri» racconta Matteo Secchi di Venessia.com, «era un grandissimo professionista, un eccellente organizzatore oltre che una persona affettuosissima». «Un grandissimo producer» lo ricorda l’amico Pier Alvise Zorzi. A piangerlo le figlie che tanto amava. I funerali sabato, alle 9, nella chiesa del cimitero di Mestre. —


 

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