Si cura il cancro in Germania, l’Asl 10 le nega il rimborso spese

SAN DONA'. Un viaggio in Germania e la cura della speranza per salvarsi da una malattia grave che in Italia non le lascerebbe scampo. Ma le spese, fino a 10 mila euro a seduta, non vengono sostenute dal sistema sanitario e così una mamma 45enne di San Donà si è rivolta a un legale per chiedere giustizia. L’Asl 10 ha infatti negato alla donna, residente nel Sandonatese, il diritto a sottoporsi a una cura salvavita in un ospedale tedesco altamente specializzato. La scorsa primavera, mentre si trovava in Germania, la signora è stata colta da malore, ricoverata all’ospedale di Überlingen. Gli esami hanno accertato due masse tumorali a fegato e pancreas. Una sentenza di condanna a morte. Non poteva rientrare in Italia ed è stata trasportata alla clinica universitaria di Heidelberg che ha sviluppato una terapia radiometabolica recettoriale molto efficace. I familiari sono rientrati in Italia per presentare all’Asl 10, competente per la residenza della donna, la domanda di trasferimento per cure all’estero. In Italia le stesse terapie non sarebbero possibili.
Ma la richiesta è stata negata. Il no è arrivato nel mattino del 20 luglio, data di inizio della terapia a Heidelberg. «Nonostante la domanda presentata per due volte e l’estrema urgenza del caso, l’Asl ha negato alla mia cliente le cure all’estero», commenta l’avvocato Luca Pavanetto, «come puntualmente indicato nella domanda, le cure che vengono offerte nel territorio nazionale non sono equipollenti a quelle offerte nella clinica tedesca. Ritengo il diniego dell’Asl una grave violazione del diritto alla salute. Inoltre, una simile decisione crea uno squilibrio tra le famiglie benestanti e quelle meno abbienti. La mia cliente ha dovuto anticipare le somme per le cure iniziali, il suo obiettivo è farsi curare in Germania per poter così continuare la sua esistenza anche di madre e moglie, mentre il marito ha avviato la richiesta di un prestito bancario».
Sul caso della signora di San Donà, l’Asl 10 si è subito attivata: «Il caso è ben presente», risponde in una nota l’Asl, «e ci siamo mossi a tutti i livelli per cercare di aiutarla. Ma non possiamo violare le leggi in materia di sanità e assistenza che finora hanno impedito un intervento a sostegno delle cure cui si sta sottopponendo in un altro Stato. Cercheremo in ogni caso di trovare una soluzione al più presto per non abbandonare questa persona in una condizione di difficoltà».
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