Sei anni di carcere per bancarotta

Patteggiano in quattro, tra cui il commercialista Giorgio Sabbadin

Sei anni di carcere in quattro e tra gli imputati c’è anche un noto ragioniere commercialista mestrino, Giorgio Sabbadin, con studio nella centralissima via Torre Belfredo. Ieri i quattro hanno patteggiato la pena di un anno e sei mesi ciascuno: i loro difensori hanno raggiunto l’accordo con il pubblico ministero Francesca Crupi sull’entità della pena: erano accusati di bancarotta fraudolenta e per distrazione in seguito al fallimento della società mestrina «Multitrans srl», una ditta di trasporti veloce. I tre amministratori che si sono susseguiti alla guida dell’azienda, dichiarata fallita dal Tribunale civile lagunare, sono EmilioPanciera (Chirignago), Valerio Nardo (Mestre) e Mario Scarpa (Mogliano Veneto).

I quattro hanno preferito affrontare il processo in aula, con il rischio di una pena più pesante, davanti al giudice dell’udienza preliminare Roberta Marchiori, alla quale la rappresentante della Procura di Venezia aveva chiesto il rinvio a giudizio. Stando al capo d’imputazione, i quattro in concorso tra loro e, naturalomente, ognuno nel suo ruolo, avrebbero sottratto ai creditori del fallimento , dichiarato il 20 dicembre di nove anni fa, i clienti , insomma il così detto avviamento, alla «New Multitrans srl», con sede in via dell’Azoto a Marghera, in pratica svuotando a cominciare dal 1998 la società poi fallita. La nuova ditta, sempre stando alle accuse, faceva riferimento agli stessi amministratori (ora è amministratore unico Panciera). Non solo: i tre si sarebbero anche autoassegnati ben 158 mila euro come amministratori, che invece non gli sarebbero spettati, viste le condizioni economiche in cui si trovava la «Multitrans srl».

Sabbadin non aveva alcun ruolo negli organismi di amministrazione della società, ma quando erano cominciate le difficoltà economiche, i tre avevano messo in liquidazione la società e avevano chiamato il ragioniere e commrcialista in qualità di liquidatore. Secondo il pubblico ministero, il professionista mestrino avrebbe dovuto impedire la distrazione e di conseguenza la bancarotta , ma non lo avrebbe fatto. Ieri, i quattro, attraverso i loro difensori, hanno scelto di concordare la pena con la rappresentante dell’accusa in modo da evitare vil processo pubblico davanti al Tribunale e soprattutto di usufruire dello sconto di un terzo sulla pena previsto dal codice per tutti coloro che, scegliendo i riti alternativi, fanno risparmiare tempo ed energie alla Giustizia .(g.c.)

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