Scoppia la guerra delle freccette: «Macché azzardo, è uno sport»

Il Comune di San Donà ha inserito la disciplina tra le attività a rischio di ludopatia. Rivolta degli appassionati e il sindaco ci ripensa 

SAN DONA'.

Non si possono considerare le freccette elettroniche al pari dei videopoker. Non sono un gioco d’azzardo, ma un’occasione di amicizia e anche uno sport. A San Donà abbiamo un pluricampione italiano».

Gli appassionati di freccette elettroniche sono rimasti increduli, quando hanno scoperto che il loro passatempo è stato inserito dal Comune nel regolamento per il contrasto al gioco d’azzardo. Al pari di slot e videopoker, i bar di nuova apertura non possono installare le freccette, se vicini a luoghi sensibili come chiese o scuole.

Ad accorgersi della norma sono stati i gestori del bar “Al Canton di Patty” di via Concilio. «I clienti non capiscono perché le freccette elettroniche siano considerate un gioco d’azzardo come le slot», spiega Andrea Perissinotto, che gestisce l’attività con la moglie, «le freccette erano un’attrazione che appassionava tutti. Non si dilapida un patrimonio, basta un euro per attivare la macchinetta. Non si vincono soldi. Si passa solo mezz’ora in compagnia».

Perissinotto si è rivolto al noleggiatore degli apparecchi, Emanuele Spessotto, che ha interessato i Monopoli, scoprendo che la scelta dei giochi da inserire nella «black-list» è a discrezione dei Comuni.

«Un paragone che m’indigna. Il nostro non è un gioco d’azzardo. Le freccette elettroniche creano amicizia e unione», aggiunge Alex Buoso, capitano della squadra Retro Botteghino Dart, che ha sede in un bar di Chiesanuova. «È uno dei club di freccette più grandi del Veneto, con otto squadre iscritte al campionato nelle varie categorie», prosegue Buoso, «invito il sindaco Cereser a venire a trovarci e fare due lanci in compagnia per capire il nostro gioco».

Al fianco di commercianti e squadre si schiera il vice della giunta regionale, Gianluca Forcolin: «Invito tutti i sindaci al buon senso nel valutare questi regolamenti. Tolleranza zero per le forme di gioco che creano dipendenza. Ma non per giochi che hanno solo lo scopo di stare insieme».

Il sindaco Andrea Cereser tende la mano ai giocatori: «Le squadre ci hanno portato considerazioni legittime: approfondiremo la questione. C’è un elenco che contiene diversi giochi. Ci siamo rifatti al regolamento tipo che è stato condiviso in un tavolo di lavoro con la prefettura. Ora controllerò a fondo la loro posizione». —

Giovanni Monforte

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