Ritrovato il quadro rubato ai Foscari

A sette anni dal furto il dipinto torna a casa della contessa Elisabetta
 A sette anni dal furto è stato recuperato dai carabinieri della Sezione di Polizia giudiziaria della Procura lagunare il «San Girolamo nello studio» attribuito al pittore veneziano Lorenzo Lotto o, comunque, alla sua bottega. All'appello mancava soltanto questo dipinto dal «colpo» che i ladri d'arte veneziani avevano messo a segno il 30 gennaio 2004 nel palazzo alle Zattere della famiglia Foscari Widmann Rezzonico Cortez. Toccherà ora alla contessa Elisabetta, che aveva denunciato il furto, riconoscerlo per stabilire che era suo.  Si erano portati via altri dipinti e molto oggetti in argento per un valore complessivo che superava i 500 mila euro. Ma venti giorni dopo il «colpo» i poliziotti avevano recuperato una parte delle refurtiva nella casa della Giudecca dei gemelli Vianello, Marco e Luca, già condannati per ricettazione. Quindi, nel 2007, erano stati ritrovati alcuni quadri, erano appesi alle pareti della villa di un noto immobiliarista trevigiano, Francesco L. di Silea. Ora, è stato recuperato il «San Girolamo»: le circostanze del recupero verranno rese note nei prossimi giorni, ma pare sia stato consegnato da chi lo deteneva ai carabinieri.  Per il furto sono già stati condannati a due anni e otto mesi ciascuno due pregiudicati veneziani, sono Sandro Mazzuccato e Daniele Zanetti. A loro, gli investigatori sono arrivati dopo aver individuato i ricettatori, i gemelli Vianello, a loro volta condannati a un anno e quattro mesi ciascuno. Ed è stato Mazzuccato il primo a raccontare come sarebbe stato messo a segno il furto, il condizionale è d'obbligo perchè la sua ricostruzione è stata ritenuta veritiera solo in parte.  Il ladro-collaboratore ha sempre dichiarato che il furto non era stato studiato, ma lui e l'amico Zanetti si sarebbero imbattuti nel portone aperto del palazzo di San Basilio: il «colpo» era stato messo a segno nei giorni del trasloco tra un'abitazione e l'altra della famiglia Foscari Widmann Rezzonico-Cortez. Una parte del bottino, un borsone di antichi argenti - sempre secondo quanto aveva riferito Mazzuccato - sarebbe poi finito sul profondo fondale del Canal della Giudecca, per un errore di manovra durante la fuga: tant'è, che all'appello mancano molti oggetti di valore.  In realtà, il furto era stato non solo organizzato nei minimi dettagli, ma i ladri sapevano anche come muoversi grazie ad una precisa «soffiata». Innanzittutto erano a conoscenza che Elisabetta Foscari Widmann non era in casa nei fine settimana perchè si divideva tra Genova e Venezia e, inoltre, conoscevano il luogo dove gli operai che stavano lavorando alla ristrutturazione dell'appartamento della contessa mettevano la chiave del portone d'ingresso, sopra la sporgenza in marmo di una delle finestre del primo piano. Infine, erano arrivati in barca per poter caricare argenteria, quadri e pure mobili antichi. Davvero impossibile si trattasse di un furto compiuto per caso.  

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