Risarcimenti, modulo sbagliato cade una nuova tegola sui privati

Il dubbio del commissario della Regione: non sono stati usati i fogli della Protezione Civile nazionale Le 1.100 richieste di rimborsi potrebbero essere irricevibili, la soluzione arriverebbe da una sanatoria

MIRA. Un giorno si apre uno spiraglio, il giorno dopo si chiude. La vicenda dei risarcimenti ai privati dopo il tornado dell’8 luglio che ha sconvolto tre paese, Dolo, Mira e Pianiga, sta assumendo toni schizofrenici. Il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, martedì era stato possibilista, immaginando una deroga legislativa, ora salta fuori un vizio di forma che potrebbe far naufragare qualsiasi speranza di ottenere rimborsi. O quantomeno allungherebbe i tempi.

Dunque, succede questo. Durante l’incontro, avuto sempre martedì, con i sindaci dei tre paesi interessati, Alberto Polo (Dolo), Massimo Calzavara (Pianiga) e Alvise Maniero (Mira), Alessandro De Sabbata, l’ingegnere e dirigente della Regione nominato commissario unico per la gestione post emergenziale in Riviera del Brenta e in Cadore, ha detto che la modulistica usata per inoltrare le oltre 1.100 richieste (760 a Pianiga, 300 a Dolo e 76 a Mira) di risarcimenti alla Regione, che poi le girerà a Roma, ha un vizio di forma. In pratica, per accorciare i tempi, la Regione ha fornito un modulo giù usato in altre occasioni, che però non è quello indicato dalla Protezione Civile nazionale. Dunque, salva la sostanza (indicazione dei danni per un evento realmente successo, con tanto di perizie), sarebbe sbagliata la forma, leggi moduli irricevibili da parte dello Stato. È un rischio, al momento, non una certezza, ma già il cammino per avere soldi dallo Stato è tortuoso, figuriamoci se viziato dalla burocrazia.

Calzavara, avvocato, conosce bene queste situazioni e parla di due possibili strade per risolverle: «Siamo a un bivio: una sanatoria che renda possibile accettare le richieste già inoltrate alla Regione Veneto; oppure ricopiare tali richieste danni sul corretto modulo statale. Solo per Pianiga ci vorrebbero 400 ore».

I Comuni aspettano, subito dopo Ferragosto, una risposta sull’eventuale sanataria. Nel caso non arri vasse, sarebbero costretti a far ricopiare i moduli con ovvie dilatazione dei tempi.

Insomma, un intoppo che proprio non ci voleva. Visto pure che i problemi non mancano. Come quello dell’amianto, per esempio, vale a dire le 160 tonnellate di eternit disperse nell’aria dalla furia del tornado. Qui non si tratta di una questione che riguarda i privati, qui si parla di salute pubblica. E in quanto garante della stessa, il sindaco deve giustamente alzare la voce. Maniero, Calzavara e Polo stanno lavorando, in accordo con Veritas per rimuovere l’eternit da strade e campi e chiedono che la procedura di rimozione veloce continui anche dopo la scadenza del periodo di emergenza. Mira aveva subito chiesto un contributo alla Regione di 330 mila euro.

Alessandro Abbadir

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