Porto di Venezia, l’agenda del futuro presidente: Mose, fanghi e crociere

Si delinea una corsa a due per la successione a Fulvio Di Blasio, Gasparato e Rossi: lo scalo del Mare Adriatico Settentrionale deve convivere con l’equilibrio fragile della laguna e della città

Eugenio Pendolini

Non sarà un compito facile, quello a cui si troverà di fronte il nuovo presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale. L’unicità di un’infrastruttura complessa, che tiene insieme mare e laguna, si aggiunge infatti ai tanti e delicati dossier aperti. Tutela dell’ambiente, manutenzione di un ecosistema come quello lagunare, indotto che dà lavoro a migliaia di persone, scambi commerciali, snodi logistici, investimenti milionari, settore crocieristico, riqualificazione, progettazione urbana.

Quando si delinea all’orizzonte una corsa a due tra Matteo Gasparato e Alberto Rossi per succedere a Fulvio Lino Di Blasio al vertice dell’Autorità, queste sono le principali sfide che da qui al prossimo futuro riguarderanno Venezia e il suo porto.

Del resto era stato lo stesso presidente uscente, non più tardi di un paio di mesi fa, ad elencare per filo e per segno le partite per il porto lagunare. Per l’occasione, Di Blasio aveva deciso di portare fisicamente a Roma – nel corso di un incontro pubblico voluto per far conoscere anche nella capitale le questioni veneziane – il lungo elenco di questioni tutt’ora in ballo con il ministero. Eccone una sintesi. Il Mose, le barene, le crociere ma anche i container, gli escavi e i fanghi da ricollocare.

E ancora risorse e tempi certi per le procedure della Valutazione di impatto ambientale (Via), la conca alla bocca di porto di Malamocco per far passare le navi quando le barriere del Mose sono alzate, la Zls, l’allargamento del perimetro portuale con l’obiettivo di far ricadere sotto l’Autorità portuale l’area del rigassificatore di Porto Viro.

Senza contare l’equilibrio da trovare tra porto e laguna, esemplificato dall’addio delle navi da crociera alla Marittima nel 2021 e nella conseguente creazione del sistema degli approdi diffusi per far ripartire, se pur a marcia ridotta, il settore delle crociere. Il tutto mentre è ancora a metà dell’opera il concorso di idee per il nuovo scalo offshore.

Tra esigenze della salvaguardia e tutela dell’indotto economico, tutto si tiene in un porto unico come è quello di Venezia. Ed ecco allora che da concludere resta anche l’iter della nuova isola per il conferimento dei fanghi (ora alla Commissione Via): l’escavo del Vittorio Emanuele per far arrivare le navi da crociera lunghe 230 metri e fino a 55 mila tonnellate (documentazione per la Via già inviata al ministero); il Terminal per le crociere sul canale Nord sponda Nord al quale, secondo gli auspici dell’Autorità, si potrebbe arrivare anche in treno; l’intervento per garantire l’accessibilità sul Malamocco-Marghera.

Un elenco al quale va aggiunto il terminal ex Montesyndial. Da ultima, la partita degli investimenti futuri, elencati anche nel corso del convegno di martedì dallo stesso Di Blasio in una sorta di congedo con la città. Tra questi, ad esempio, la decisione di Volkswagen di portare a Marghera il suo hub per il trasporto di auto.

Insomma, un puzzle articolato e da maneggiare con i guanti. A chi spetterà il compito? Le ultime indiscrezioni darebbero in navigazione verso gli scali lagunari Matteo Gasparato (presidente del consorzio Zai – Interporto Quadrante Europa di Verona), precedentemente accostato a più riprese al porto di Civitavecchia, e non più Alberto Rossi (avvocato marittimista).

La virata sarebbe legata a difficoltà nel trovare la quadra proprio per il porto di Civitavecchia dal momento che Fratelli d’Italia avrebbe all’ultimo deciso di cambiare cavallo, puntando su una personalità più schierata politicamente rispetto allo stesso Gasparato.

Sarà il ministero dei Trasporti a dover sciogliere il groviglio: a giorni sono attese le risposte.

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