Porto, l’ex direttore tecnico chiede il reintegro
Sarà il Tribunale del Lavoro di Venezia a dire probabilmente l’ultima parola sulla tormentata vicenda legata al licenziamento da parte del presidente dell’Autorità Portuale di Venezia Pino Musolino nell’ottobre dello scorso anno dell’ingegner Nicola Torricella che era allora direttore tecnico del Porto in un ruolo ricoperto per quasi un decennio, chiamato dal precedente presidente del Porto Giancarlo Zacchello e poi confermato da Paolo Costa. L’ingegner Torricella ha infatti promosso una causa davanti al Tribunale del Lavoro nei confronti dell’Autorità Portuale veneziana chiedendo che venga dichiarata l’illegittimità del licenziamento e aveva già anticipato l’intenzione di presentare una richiesta di risarcimento danni da un milione di euro.
Musolino ha affidato allo Studio Legale Olivetti-Scopinich l’incarico di difendere le ragioni dell’Autorità Portuale nella causa. Le contestazioni al dirigente licenziato da parte del nuovo presidente dell’Autorità Portuale riguarderebbero in particolare due punti: aver progettato lo scavo del canale Vittorio Emanuele III - possibile tracciato alternativo al passaggio delle Grandi Navi da San Marco - senza l’autorizzazione del presidente e averlo poi trasferito alla Capitaneria di Porto. E, inoltre, avere bandito la gara per la realizzazione di un deposito locomotive a Marghera senza l’autorizzazione di Musolino e la copertura economica dell’intervento. Oltre a licenziare il dirigente, Musolino aveva personalmente presentato un esposto contro Torricella alla Polizia Giudiziaria della Procura e alla Corte dei Conti. Molta della documentazione allegata all’esposto farebbe riferimento a bandi di gara su lavori appaltati dall’Autorità Portuale veneziana negli anni che vanno dal 2019 al 2017, prima dell’arrivo dell’attuale presidente del Porto. A suo tempo Musolino dichiarò a proposito di Torricella: «Diciamo che non avevo più fiducia in quel dirigente e che molte cose venivano raccontate fuori, comprese parti endoprocedimentali». Da parte sua, l’ingegner Torricella ha sempre respinto ogni addebito. «Ci sono almeno 50 documenti, alcuni agli atti del Ministero», aveva dichiarato dopo il licenziamento in tronco, «che provano la mia buona fede e il mio corretto operato. In 13 anni tutti gli atti sono stati vagliati dai revisori dei conti, dal Ministero delle Finanze, dai revisori comunitari, dal Ministero delle Finanze e dal Tar». Ora però si attende il verdetto del Tribunale del Lavoro. —
Enrico Tantucci
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia