Le prostitute scrivono al patriarca Moraglia: «Sit in con rispetto e coraggio»
Il pellegrinaggio profano ai Tolentini era stato fortemente criticato dalla Diocesi. L’ex suora firma la missiva: «I brani letti non avevano nulla di blasfemo». Le sex workers: «In altre città la Chiesa è con noi, il cardinal Zuppi al nostro fianco a Bologna»

Ormai è diventato un testa a testa. Da una parte il Patriarcato di Venezia, dall’altra le sex workers che lo scorso lunedì hanno manifestato a Venezia e che, di fronte alle critiche della Diocesi, hanno deciso di inviare una lettera al patriarca Francesco Moraglia.
A firmarla, la vicentina Cristina Santambrogio, autrice delle rivisitazioni dei passi del Vangelo letti nella chiesa dei Tolentini. «Sono io che ho creato parole e gesti condivisi con le compagne», si annuncia, definendosi un’attivista del progetto “Santa Carne”, che dal 2019 usa la fotografia e il teatro come mezzi per interrogarsi sul perché sia così difficile conciliare sessualità e religione.
«I brani letti non hanno proprio niente di blasfemo», risponde alle accuse mosse dal direttore della comunicazione del Patriarcato, don Marco Zane, «Sono un atto d'amore al volto rivelatoci dai vangeli. Volto vivo nei nostri corpi e non sepolto nelle rubriche e nei codici».
Santambrogio rivela a Moraglia di essere uscita dal monastero dopo 23 anni. «L’ho lasciato dopo aver scoperto la vera traduzione di una frase del Vangelo: i pubblicani e le prostitute non vi passano davanti, ma vi camminano davanti, quindi vi saranno maestre. Allora cos'è vangelo se le maestre sono loro? E qui dentro, dove sono quelle maestre?».
Delle domande che hanno fatto vacillare la scelta di vita di Santambrogio che, tuttavia, dalla religione non si è mai allontanata. Anzi. La donna si rivolge, ancora una volta, alla diocesi veneziana: «Voglio farmi con voi questa domanda. È solo un caso se le Filles de joie di Lione, il 2 giugno 1975, si sono rifugiate in una chiesa?».
Da quell’occupazione dell’edificio religioso, per scappare dalla violenza della polizia, è nata la mobilitazione delle sex workers, per rivendicare diritti e libertà. E da allora, non si è più fermata.
«Qual è il nesso tra Vangelo e prostitute? Nel brano letto ai Tolentini, Gesù lo chiama amore: lei ha amato tanto», aggiunge, «un’altra parola comune è corpo: il Vangelo è la storia di un corpo, una storia di corpi. Il sesso è un linguaggio corporeo. E il corpo non è il contrario dello spirito, ma la sua porta e la sua casa. La sua chiesa».
A lei si aggiungono anche le altre attiviste, presenti a Venezia lo scorso lunedì, che fanno presente come abbiano manifestato «con rispetto e coraggio». Inevitabilmente, le sex workers fanno il paragone con le altre realtà in cui hanno portato le loro rivendicazioni: «In altre città questo è già chiaro. Il cardinale Matteo Zuppi partecipa ogni anno a Bologna alla commemorazione di Cristina Tepuru, giovane mamma uccisa da un cliente. Un gesto che parla di pietas e verità» concludono.
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