«Per sbloccare l’emergenza rialzare l’isola delle Tresse»

Rialzo di un metro dell’isola delle Tresse, per depositarci i fanghi scavati. E in tempi rapidi il nuovo Protocollo e il Piano morfologico della laguna, per progettare un piano di dragaggi dei canali portuali. In caso contrario si rischia la crisi. E Marghera potrebbe diventare un problema ancor più grave dell’Ilva di Taranto. Sono le conclusioni dell’incontro convocato dalla Prefettura, che si è svolto ieri mattina a Ca’ Corner in presenza di sindacati, Autorità portuale, Capitaneria e Provveditorato alle Opere pubbliche. Sul tavolo lo sciopero, poi sospeso dei lavoratori del porto. Che denunciano il pericolo della perdita di posti di lavoro. Visto l’interramento dei canali portuali, la Capitaneria ha ridotto i pescaggi delle navi per motivi di sicurezza. E l’intero settore del porto commerciale è entrato in fibrillazione. « «Abbiamo gente in cassa integrazione, gli interinali non lavorano più», denuncia Renzo Varagnolo, segretario della Fit-Cgil, «se non diamo segnali agli armatori le navi non arriveranno più. E la gente perderà il lavoro». L’emergenza adesso riguarda il ripristino alla quota di meno 10 metri e 50 del canale Malamocco-Marghera. Ma le discariche sono piene, non c’è più posto dove mettere i fanghi. E l’attività è bloccata. «La soluzione», ha detto ieri il presidente dell’Autorità portuale Pino Musolino, «è quella di autorizzare il rialzo di un metro dell’isola delle Tresse. In questo modo la discarica potrebbe contenere un altro milione di metri cubi di fanghi. 500 mila per l’emergenza, altrettanti per gli scavi di manutenzione».
Per decidere sul progetto si riunirà il 26 novembre la commissione di Salvaguardia. «Continueremo la mobilitazione e ci faremo sentire», annuncia Marino De Terlizzi, segretario regionale della Fit-Cisl, «nell’incertezza gli armatori sospenderanno gli arrivi. E se le navi non arrivano, chiuderanno anche le fabbriche».
Perché non si è provveduto per tempo ad avviare un piano per il deposito dei fanghi scavati? Il Protocollo, che risale al 1993, è ormai superato. Con il nuovo testo molti fanghi di tipo «B» sarebbero classificati come il tipo «A», cioè non inquinanti e non bisognosi di trattamento.
«La Conferenza dei servizi l’abbiamo convocata nel 2016», ha detto ieri l’ingegner Volpe, dirigente del Provveditorato alle Opere pubbliche, «il testo è stato inviato ai ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture il 9 agosto scorso. Ma non abbiamo più avuto notizie».
Per l’ammiraglio Piero Pellizzari, comandante della Capitaneria di porto veneziana, è necessario provvedere «preliminarmente e con carattere d’urgenza, al marginamento della cassa di colmata B nel canale Malamocco Marghera all’altezza della curva di Sant’Andrea. Al fine di evitare ulteriori scivolamenti di sedimenti». Anche questo intervento in corso di approvazione dalla Salvaguardia.
Richieste che il prefetto Vittorio Zappalorto si è impegnato a presentare ai ministeri e alla Regione Veneto nelle prossime ore. «È stata una riunione positiva anche se non risolutiva», commentano alla fine i rappresentanti dei lavoratori, «noi manteniamo alta la guardia e continuiamo lo stato di agitazione. Chiediamo interventi concreti a salvaguardia del nostro lavoro». Prima del 26 sono possibili nuove manifestazioni di protesta. —
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