«Patto per la grande metropoli»

Zanardo e Camera di Commercio: allargare i confini a Padova e Treviso altrimenti si conta poco

«Se la città metropolitana nasce mantenendo i confini della provincia di Venezia e senza allargarsi verso Padova e Treviso rischiamo di avere una città metropolitana di serie B, con un ridotto potere politico e di rappresentanza».

Con queste parole Giuseppe Fedalto, presidente della Camera di commercio ha chiuso la mattinata di »”Neopolis”, grande evento al Pes.co di Tessera organizzato con l’associazione “Venezia città metropolitana” di Damaso Zanardo per lanciare un patto tra camere di commercio, mondo imprenditoriale, categorie e università per allargare da subito l’area metropolitana al centro Veneto. Il patto prenderà forma nei prossimi mesi, promette Fedalto che chiede la collaborazione di tutti. Zanardo ci crede: «Allarghiamoci subito a Padova e Treviso, eliminando tutti i lacci burocratici che oggi sono il male. Una riflessione che è bene che il sindaco Giorgio Orsoni cominci subito a fare, senza rimanere fermo allo statuto».

Dal dibattito sono arrivate tante voci favorevoli. Come quella di Luigi Brugnaro, presidente di Confindustria Venezia e grande sostenitore della città metropolitana che ha portato una novità: «Sono stato autorizzato dal sindaco di Treviso, Gian Paolo Gobbo, a dire che lui è favorevole a far parte della città metropolitana, se questa porterà il nome di Venezia». E Giuliano Segre, presidente della Fondazione di Venezia, conferma: «Oggi abbiamo il modello amministrativo previsto dalla legge 135/2012 sulla spending review, ma è un territorio diverso quello utile a configurare una dimensione metropolitana capace di rappresentare nei fatti la capitale di una Euroregione ormai assai ampia e debordante in Slovenia e, per piccola parte, in Croazia. Che questa capitale si chiami Venezia è nelle cose, ma la sua configurazione amministrativa è di là da venire».

Gli studi, da quello dell’Ocse del 2010, per citare i più recenti, all’ultimo presentato ieri dalle università di Venezia, Padova e Treviso (con i contributi di Alessandro Calzavara, Vittorio Pollini e Stefano Soriani), conferma che tra Venezia, Padova e Treviso i cittadini vivono già in una grande area metropolitana e dove «c’è bisogno di decisioni prese non in quarant’anni ma in quaranta minuti».

L’idea è di lavorare con tavoli sui temi più urgenti ( sostenibilità, ambiente, servizi, infrastrutture, mobilità) sulla scia dell’esperienza di Agenda 21 per andare oltre l’attuale dibattito sulla città metropolitana che coinvolge i 44 Comuni del Venezia e coinvolgere il mondo economico e sociale.

«L’attuale progetto di città deve essere il punto di partenza, non di arrivo», segnala Soriani. E Calzavara aggiunge: «Bisogna tener conto dei residenti, certo, ma non solo di loro: Venezia è vissuta ogni giorno da milioni di persone, per lavoro e turismo. Sono i city user, abitanti di quest’area vasta». Il dibattito di ieri, aperto dal viaggio a piedi per 150 chilometri da Roncade a Strà fino a Venezia degli artisti della “Lavanderia Nordest” è servito alla Camera di commercio e all’associazione di Zanardo per proporsi come attori compartecipi della nascita di un’area metropolitana che può aiutare l’area del centro Veneto ad uscire dalla crisi. Ottenendo, come spera Brugnaro, anche fondi dalla riforma della legge speciale, rivedendo i parametri della tassazione. In ascolto attento l’assessore comunale Ghetti. Fontana, presidente della commissione della Provincia, invece punta i piedi: «Bisogna convincere il governo a cambiare questa legge fatta male».

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