Omicidio di Marghera, secondo arresto

In manette anche il secondo kosovaro responsabile della sparatoria di Marghera durante la quale venne ucciso il macedone Ajdin Isak.
La Squadra Mobile di Venezia ha individuato e fatto arrestare, in Kosovo, Riza Sinani, 26 anni, che era sfuggito alla cattura il 9 maggio scorso quando, sempre nel paese balcanico, venne preso il fratello Driton, (31). Quest’ultimo è l’uomo che ha materialmente sparato e ucciso il macedone che non era l’obiettivo della spedizione punitiva organizzata dai due fratelli. Le indagini avevano accertato che l'omicidio era maturato nell'ambito di un’azione punitiva nei confronti di Gjuner Elmas, 32 anni, altro macedone, che i due fratelli ritenevano fosse il mandante del pestaggio per motivi passionali, avvenuto l'8 gennaio 2012, ai danni di Driton. Una spedizione legata a questioni sentimentali.
Gli investigatori della Mobile del dirigente Marco Odorisio in poche settimane avevano chiuso il cerchio sui due fratelli, che nel frattempo erano fuggiti. Driton nel suo paese e il fratello prima a Vienna da alcuni connazionali e poi in Kosovo. L'operazione che ha portato all’arresto, mercoledì, del secondo indagato è avvenuta grazie alla collaborazione degli uffici Sirene e Interpol di Italia e Kosovo, oltre che dello Sco.
È la sera di domenica 3 marzo scorso quando la polizia intorno alle 20 interviene in piazza Mercato a Marghera, dove due macedoni erano stati aggrediti a colpi di pistola e coltello. Si tratta di Ajdin Isak, 32 anni, residente a Mestre in via Cappuccina 181, muratore, morto sul colpo per un proiettile al cuore, e di Gjuner Elmas, (29), residente a Mestre in via Donatori di Sangue 16/1, camionista, colpito da due proiettili, al rene e all’intestino, e da tre coltellate alle spalle.
Sul posto i poliziotti della Mobile e delle Volanti recuperano 11 bossoli calibro 9x21 e due ogive camiciate, tutti sparati da un’unica pistola.
Dalle prime testimonianze raccolte è emerso che le due vittime erano con altri quattro connazionali sul plateatico del bar “Ae do porte”, quando sono sopraggiunti due giovani, che parlavano tra loro in kosovaro, ed uno di questi, armato di pistola semiautomatica, ha iniziato a sparare contro Gjuner Elmas, l’obiettivo dell’aggressione, mentre l’altro aggressore armato di coltello ha sferrato alcuni fendenti sulla spalla di destra sempre di Elmas.
Le indagini hanno consentito agli uomini della Mobile di individuare il movente della violenta aggressione, in una vendetta compiuta dai due fratelli kosovari nei confronti di Elmas rimasto gravemente ferito, ritorsione dovuta al fatto che quest’ultimo, l’8 gennaio dello scorso anno, era stato ritenuto il mandante di un pestaggio per motivi passionali, compiuto ai danni di Driton Sinani.
Le indagini hanno consentito di mettere assieme, tassello dopo tassello, le prove contro i due fratelli ripresi da alcuni sistemi di videosorveglianza della zona, mentre stavano scappando dopo la sparatoria.
Alla fine il pm Giorgio Gava ha chiesto le misure cautelari per i due fratelli che devono rispondere di omicidio volontario aggravato, tentato omicidio volontario e porto di arma da fuoco, commessi in concorso tra loro.
Il 27 aprile il gip ha emesso le ordinanze di custodia cautelari in carcere nei confronti dei due fratelli Sinani, entrambi originari di Resinovc.
Dalle indagini è emerso come la sera stessa dell’omicidio i due fratelli avevano abbandonavano il nostro Paese a bordo di un furgone della ditta dove lavorava Driton. All’inizio entrambi si sono rifugiati in Kosovo poi Riza è scappato in Austria. Una volta accertato dove si trovassero, la Procura di Venezia ha emesso un mandato di arresto europeo che è stato esteso in ambito internazionale. Con la collaborazione dei funzionari di collegamento italiani in Kosovo, è stata avviata una discreta attività di osservazione e localizzazione in quel paese per l’esecuzione degli arresti. Il 9 maggio in Kosovo è stato rintracciato ed arrestato Driton, mentre mercoledì sera, è stato bloccato Riza.
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