Occupata una casa dell’Ater, i residenti chiamano i carabinieri

SCORZÈ. Cercano di occupare una casa Ater ancora da assegnare in via Baden Powell a Scorzè, ma i residenti chiamano le forze dell’ordine che riescono ad allontanarli. Dopo una notte a dir poco movimentata, cinque donne sono finite in caserma a Scorzè.
Tutto è iniziato attorno all’1.30 di venerdì, quando gli inquilini di una palazzina, formata da 14 appartamenti di cui sei abitati e gli altri otto da consegnare alle famiglie in graduatoria, sentono due forti botti provenire dall’esterno: poi si scoprirà che un vetro è stato infranto. Si sporgono, chiedono cosa stia accadendo a un gruppo formato da 4-5 persone e sentono una voce maschile dire loro: «Siamo noi, vai tranquillo». Ma anziché stare tranquilli, insospettiti, i condomini iniziano a gridare e chiamano i carabinieri. Nel frattempo, il gruppo di malintenzionati scappa a bordo di un’auto parcheggiata davanti alla palazzina.
Una volta sul posto, i militari iniziano a chiedere dettagli ai presenti. Fin qui tutto bene, se non fosse che qualche ora dopo, verso le 8, gli stessi inquilini della palazzina alzano le tapparelle e si accorgono che l’appartamento al piano terra è occupato; dentro ci sono quattro donne, di cui una incinta, ma poco più tardi ne arriverà una quinta con un minore. Si sono portate delle coperte e una sedia. Inevitabile un’altra chiamata a carabinieri e polizia locale, che arrivano subito dopo assieme al personale Ater. Intanto, i residenti chiudono il cancello principale per non fare uscire le donne, che escono in giardino e ne nasce una discussione animata.
«Ci siamo presi persino gli sputi e le spinte», racconta un uomo, «e si sono messe a fare a una scenata che non dico». Carabinieri e vigili riescono a ristabilire la calma, ma per le cinque donne la mattina finisce in caserma per gli accertamenti e le denunce: hanno affermato di essere rom. Non è la prima volta che in via Baden Powell si verifica un fatto simile, perché a settembre 2012, sempre della stessa etnia, con altrettanti minori, si erano stabilite nello stesso appartamento. «Un fatto vergognoso», commenta il sindaco Giovanni Battista Mestriner, «fatto in un clima d’impunità che alcune categorie di persone pensano esista in Italia. Ci vuole il rispetto della legge. Rispetto a questi atti di prepotenza, il clima a Scorzè è cambiato e le norme ora si osservano. A chi fa prediche sulla solidarietà, davanti a simili episodi dovrebbe mettere a disposizione la sua casa per fare “accoglienza”».
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