Nuovi alberghi in terraferma: «Rischio per i trasporti»

MESTRE. Mega alberghi e ostelli in terraferma. Migliaia di nuovi posti letto che arrivano in massa e preludono a una nuova invasione della città d’acqua. Stavolta da molto vicino. Catene straniere, cinesi, israeliane, irlandesi e tedesche. Colossi del turismo che puntano su Venezia e investiranno centinaia di milioni di euro. Alberghi enormi, soprattutto nell’area della stazione, della Vempa, in via Ca’ Marcello. La folla che si sposta e si aggiunge ai milioni di turisti che arrivano a Venezia in giornata e a quelli che dormono negli hotel e negli affittacamere. Con il rischio di blocco dei trasporti. «Migliaia di posti letto in più costruiti dalle grandi catene alberghiere, la terraferma veneziana diventata terra di conquista verso Venezia», avverte Alberto Cancian, del sindacato Usb trasporti, «forse si creeranno nuovi posti di lavoro, ma con quali contratti? Il trasporto dei pendolari e degli studenti subirà dei contraccolpi. E anche il lavoro degli autisti Actv. È questa la gestione dei flussi?»
Il sindacato invita Comune e azienda di trasporto a riflettere per tempo su quelli che potranno essere i contraccolpi all’arrivo contemporaneo di migliaia di persone. Che dormono a Mestre ma vogliono vedere Venezia. E l’unico modo per raggiungerla è il tram o il treno, o l’autobus.
Un tema poco affrontato. E mai pianificato. Lo sviluppo alberghiero in terraferma rischia adesso di soffocare Venezia. E di metterne a rischio i collegamenti.
«Non è così», scuote la testa Renato Boraso, assessore comunale alla Mobilità, «sapevamo che prima o poi la tensione ricettiva si sarebbe spostata in terraferma. Il blocco dei cambi d’uso a Venezia e la domanda crescente di turismo e di investimenti dovevano avere uno sfogo».
Ma non sono troppi adesso gli alberghi e gli ostelli a due passi da Venezia? «Sono conformi al Piano regolatore, fatto dalla giunta Cacciari nel 1999», risponde Boraso, «è chiaro che le nuove aree di espansione, visto che Venezia è satura, sono in terraferma, alla stazione e all’aeroporto».
Il rischio di collasso trasporti, secondo l’assessore, non esiste. «Forse a chi critica sempre», attacca, «è sfuggito che questi nuovi insediamenti sorgono da una parte vicino alla fermata del treno, a Mestre. E gli investitori si sono impegnati a rifare a spese loro la banchina ferroviaria. E vicino anche alle fermate del tram. Non vedo il rischio di ingorgo di bus per raggiungere Venezia. Poi hanno rispettato lo standard pubblico a parcheggio, cosa che non sempre è stata fatta. Costruiranno a loro spese due grandi silos per le auto da 600 posti. E lì vicino c’è la pista ciclabile».
Ma la città dormitorio in riva alla laguna non produrrà effetti disastrosi?
«Se li facciamo dormire è più facile controllarli», continua Boraso, «anche se per farlo abbiamo bisogno di uno strumento legislativo che oggi non c’è. Ricordiamoci che in terraferma e nell’area metropolitana dormono tre milioni e mezzo di turisti l’anno. Diventeranno forse 4 milioni, ma non è questo il problema numero uno». Quali allora? «Il controllo dei flussi. Ripeto, se un privato ha soldi da investire, acquista il terreno e fa la domanda per l’hotel che è conforme al Piano regolatore, come facciamo a dirgli di no»?
Dal punto di vista pratico però si scontano oggi scelte fatte nel passato che non avevano previsto una tale pressione turistica. Dunque, invece di rallentare e diversificare, di limitare i flussi che rischiano di soffocare la città d’acqua, «finita» e fragile, si va nella direzione opposta. «Ma non possiamo fermare la gente, possiamo solo regolamentare i flussi», dice l’assessore alla Mobilità, «sapendo che poi se Trenitalia offre sconti del 30 per cento a Pasqua abbiamo il risultato visto nei giorni scorsi: ai turisti programmati si sommano anche quelli che vengono dai territori vicini. Qui bisogna intervenire. Sapendo però che Venezia è il nostro valore aggiunto. E che l’intera Città metropolitana potrà ospitare turisti diretti a Venezia».
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