Nuova associazione, rinasce il chiostro del Tintoretto

Un luogo di grande storia. Dove stavano i frati della vicina chiesa, luogo di studio di Jacopo Robusti detto Tintoretto. Chiuso per anni e adesso recuperato grazie al restauro di una famiglia illuminata, i discendenti della contessa Caporiacco che ne era proprietaria. È il chiostro della Madonna dell’Orto, adiacente alla chiesa gotica, una delle più belle della città con le sue architetture archiacute e all’interno le grandi tele del Tintoretto: il giudizio Universale, Le Nozze di Cana, la presentazione di Maria al tempio. Adesso un gruppo di parrocchiani e di appassionati di arte e cultura ha deciso di costituire un’associazione per il rilancio del «Chiostro Tintorettiano» e per organizzare visite guidate, concerti d’organo e all’aperto, mostre d’arte, iniziative e dibattiti culturali. «Sapere laico e sapere religioso che si incontrano», dice entusiasta padre Vittorio Buset, religioso murialdino della parrocchia tra i promotori dell’iniziativa. Una cinquantina di soci famosi e meno famosi, tra cui la scrittrice Melania Mazzucco, artisti e personaggi della cultura veneziana.
L’associazione «Chiostro tintorettiano» si è riunita nei giorni scorsi per la prima volta e ha eletto presidente e consiglio direttivo.
La presidente è l’architetto Alberta de Grenet,vicepresidente il parroco della Madonna dell’Orto Piergiorgio Milan, tesoriere Floriano Boaga dell’associazione ex allievi del Murialdo. Consiglieri Isabella Penzo, padre Vittorio Buset, anche lui murialdino, Pietro Salvador e Giovanna Corazzon. Un punto di unione tra persone diverse, allargato alla cittadinanza. «L’idea di costituire questa associazione», spiega la portavoce Giovanna Corazzon, «ci è venuta proprio nel chiostro. Un luogo magico che ci piace molto, perché rappresenta una sorta di cultura apera e condivisa, dove appunto si incontrano laicità e religiosità». Un passo importante, che segue il recupero architettonico del chiostro della Madonna dell’Orto. Abbandonato per lunghi anni, poi occupato dai senza casa che ne avevano fatto un deposito di attrezzi per la pesca. Nel periodo napoleonico il patrimonio della Chiesa era stato in parte distrutto e in parte alienato. Così anche il chiostro adiacente alla chiesa gotica – eretta nel Trecento e poi intitolata alla statua della Madonna rinvenuta nel vicino orto – era stato venduto a privati. E adesso recuperato alla città.
Alberto Vitucci
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