Il dopo Mose questione urgente. Ambiente Venezia: «Basta temporeggiare»

L’appello dell’associazione affinché la salvaguardia della laguna venga messa al centro delle priorità politiche 

Alberto Vitucci
Il Mose in azione
Il Mose in azione

Non ci sono i soldi per la salvaguardia. Ma questo è solo il sintomo di una carenza di interesse da parte del governo e delle amministrazioni locali sulla questione Venezia. Governo e Parlamento devono avviare al più presto una riflessione sulla salvaguardia di Venezia, per andare oltre il Mose e organizzare le funzioni portuali fuori dalla laguna. Lo dice Ambiente Venezia, associazione che da anni si batte per la difesa della laguna. «È indispensabile, adesso», scrivono Armando Danella e Andreina Zitelli, «attivare da subito una riflessione sul dopo Mose. E discutere sulle prospettive per difendere Venezia dall’innalzamento del mare e quindi dalle maree sempre più frequenti».

Ambiente Venezia denuncia come da ben otto anni non si riunisca il Comitatone, organismo previsto dalle Leggi Speciali che non soltanto distribuisce i fondi per la salvaguardia, ma è l’unica sede politica e tecnica dove devono essere tracciate le linee della salvaguardia di Venezia per il prossimo futuro. Occorre anche, continua l’associazione, rivedere i ruoli delle istituzioni che si occupano di salvaguardia. Bisogna prima di tutto ripristinare come era stato promesso l’antico Magistrato alle Acque, che si deve occupare della laguna guardando appunto “oltre il Mose”. Le chiusure della laguna affidate al Mose sono sempre più frequenti, e quindi la grande opera rappresenta oggi non soltanto un problema finanziario.

«L’efficacia del Mose va pensata oggi, perché i prossimi dieci anni saranno cruciali per il futuro di Venezia». Si deve, secondo Ambiente Venezia e i suoi rappresentanti, che da decenni si occupano dei problemi della laguna, organizzare al più presto il porto al di fuori della laguna invece di continuare con gli scavi dei canali interni. Il Mose sarà presto insostenibile non soltanto per i suoi altissimi costi di gestione e della manutenzione, ma anche perché non è possibile farne un uso improprio rispetto alle maree medio alte. Sempre più frequenti.

«Per gestire il Mose», conclude Ambiente Venezia, «va creata una struttura a parte che assorba le funzioni del Consorzio Venezia Nuova. Che gestisca le chiusure sapendo che il modo per proteggere Venezia è quello di difenderla anche in altri modi. Ad esempio riducendo le profondità dei canali portuali. Al Lido, il canale della bocca di porto ha una profondità di 12 metri, a Malamocco di 14-17. Misure del tutto inutili per la navigazione ma dannose per la propagazione veloce dell’onda di maree e per l’erosione».

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