Morto dopo il parto, maxi risarcimento

Figlio morto a 15 giorni dal parto: maxi risarcimento di 452mila euro ai genitori e alla sorella del piccolo. Lo ha stabilito la Corte d’Appello che ha riformato in parte la sentenza di primo grado, condannando in solido il ginecologo dell’ospedale dell’Angelo Nello Gobbin e il responsabile civile dell’ex Usl 12 al pagamento del danno: 221 mila euro per la madre, 181 mila euro per il padre e 50 mila euro per la sorellina del neonato, che si sono costituiti parti civili con gli avvocati Roberto Loffredo, Massimo Dragone e Renato Alberini.
Il bimbo, figlio di una coppia di algerini da molti anni in Italia, era morto il 1 maggio 2009 in ospedale a Padova, 15 giorni dopo essere venuto alla luce all’ospedale dell’Angelo. La causa del decesso è legata a una asfissia acuta per rottura dell’utero durante il travaglio.
La gravidanza della donna, che due anni prima aveva dato alla luce una bambina con taglio cesareo, era proceduta regolarmente fino al parto. La paziente era stata convinta a non effettuare il cesareo, ma a procedere con un parto di prova. La notte del 15 aprile 2009, la donna si era presentata con dolori forti in ospedale a Mestre ma era stata mandata a casa dopo la visita. Il giorno successivo era tornata, come da appuntamento, ed era stata sottoposta a monitoraggio. L’allarme dell’apparecchio aveva fatto rilevare l’assenza di battito del bambino. Le ostetriche avevano provato a intervenire, invano. Il medico chiamato d’urgenza aveva proceduto con il cesareo. Durante l’operazione, i medici si erano accorti che si era verificata la rottura dell’utero e che il neonato era stato per molto tempo senza ossigeno. Il piccolo era nato in condizioni critiche ed era stato trasferito a Padova, morendo il 1 maggio.
A seguito del decesso era stato aperto un procedimento penale a carico del dottor Nello Gobbin, ginecologo, e delle ostetriche Ketty Ceolin e Martina De Michele. In primo grado nel maggio del 2013 il tribunale di Venezia aveva assolto tutti gli imputati in applicazione della legge Balduzzi perché il fatto non era più previsto dalla legge come reato, non ravvisando colpa grave nei comportamenti degli imputati.
Contro la sentenza hanno presentato appello le parti civili ma non il pubblico ministero, pertanto il giudizio di appello si è svolto ai soli fini delle determinazioni civilistiche. Lunedì la Corte d’Appello si è pronunciata con la condanna al risarcimento in solido in capo al dottor Gobbin, difeso dall’avvocato Giuseppe Sarti, e al responsabile civile dell’ex Usl 12, con l’avvocato Ferdinando Trivellato: 452 mila euro oltre agli interessi e alla rifusione delle spese legali per entrambi i gradi di giudizio. (ru.b.)
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