Morte per amianto, azienda a processo

Martellago. Il titolare dell’ex Metallurgica Toniolo, oggi Pometon, accusato di omicidio colposo per il decesso di un operaio
MARTELLAGO. Il decesso risale al 25 maggio 2008, un anno e mezzo dopo la diagnosi di mesotelioma pleurico, la forma tumorale tipica di coloro i quali hanno lavorato a stretto contatto con le fibre di amianto senza alcuna protezione. Per la morte di Amedeo Busato, avvenuta quando aveva 75 anni, è a processo con l’accusa di omicidio colposo Ruggero Cucchini, classe 1935 di Martellago (avvocato Maurizio Paniz), allora presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante della “Metallurgica Toniolo spa” (poi diventata Pometon) di Maerne. Il processo, nel quale si sono costituti parti civili i familiari della vittima con l’avvocato Enrico Cornelio, è iniziato nel 2015 davanti al giudice monocratico di Venezia ed ora è in corso il dibattimento.


Stando al capo d’imputazione, dal 1960 al 1990, in qualità di addetto ai forni del reparto graniglia degli stabilimenti di Maerne e di Marghera, Busato «aveva contratto malattia professionale a causa dell’esposizione continuativa alle polveri di amianto, anche perché addetto a sostituire la corda di amianto che ricopriva i tubi di raccorto dei bruciatori». L’allora legale rappresentante della “Metallurgica Toniolo spa” – in cooperazione colposa con una persona nel frattempo deceduta – secondo l’accusa formulata a suo carico dalla Procura veneziana, «non aveva fornito ai propri dipendenti addetti alla conduzione dei forni di trattamento termico delle graniglie di ferro e all’imballaggio delle stesse ai forni del reparto graniglia le attrezzature e i dispositivi di prevenzione e protezione personale e generale idonei ad impedire l’esposizione diretta o indiretta alle fibre di amianto presenti nelle barriere isolanti poste tra i forni e le vasche di raffreddamento, davanti ai bruciatori, sulle passerelle, nelle zone calde intorno ai forni e relativi camini, nonché presenti negli indumenti quali guanti, ghette e grembiuli di protezione dal calore in dotazione».


Se il procedimento penale è ancora in corso, lo stesso si può dire per la causa civile intentata dai familiari dell’operaio, sempre con l’avvocato Cornelio, per ottenere il risarcimento del danno patito per la perdita del congiunto da malattia professionale. Nel febbraio 2015 aveva destato clamore il pignoramento effettuato dall’ufficiale giudiziario in azienda, dopo che la Corte d’Appello civile aveva confermato il risarcimento di 670 mila euro ai parenti di Busato e l’azienda non aveva versato quanto stabilito. Dopo una mattina di lavoro e l’inventario del magazzino, era stata fatta una stima del valore della merce presente: erano state pignorate 300 tonnellate di rame, oltre a granulati metallici pronti per essere spediti. Il giudice aveva dapprima riconosciuto i danni in vita per circa 150 mila euro, liquidati come previsto. Nella prima sentenza civile per il risarcimento, il giudice aveva accertato la responsabilità di Pometon per la malattia professionale dell’operaio, di seguito confermata dalla Corte d’Appello. Ma i soldi non erano mai stati visti dagli eredi. Così era scattato il pignoramento dei beni aziendali pronti per essere spediti. Dopo quell’azione clamorosa, l’azienda ha versato una quota di risarcimento ai familiari di Busato.


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