I forti di Mestre da valorizzare, arrivano i fondi targati Unesco
Il Comune affida i lavori da 160 mila euro per la segnaletica con l’obiettivo di deviare da Venezia i flussi turistici

Drenare i flussi turistici di Venezia e indirizzarli, se possibile, anche verso gli esempi di archeologia militare di Mestre. Come? Con cartelli informativi adeguati, creazione di nuovi itinerari e promozione turistica e informativa. È l’obiettivo che si è prefisso il Comune che ha recentemente stanziato 160 mila euro per l’ affidamento diretto del servizio e fornitura e posa della cartellonistica informativa dei Forti della Terraferma. Ad aggiudicarsi il servizio è stata la società Geomodel srl di Quarto d’Altino.
Il finanziamento
Si tratta di un finanziamento proveniente dal ministero del Turismo che ormai nel 2022, dopo la pandemia, ha pubblicato un avviso pubblico per individuare progetti volti alla valorizzazione dei Comuni a vocazione turistico-culturale nei cui territori sono ubicati siti riconosciuti dall'Unesco allo scopo di valorizzare i comuni a vocazione cultura, artistica e storica.
Forte di questa linea di finanziamenti, il comune di Venezia negli ultimi tre anni ha presentato domandaper ben undici interventi (per un importo complessivo di 7 milioni). Tra questi, l’intervento sette (sistema segnaletico innovativo) prevede la progettazione e l'installazione di cartellonistica e segnaletica di tipo stradale e turistico-informativa, con carattere innovativo, per una migliore gestione dei flussi attraverso l'installazione di strumenti orientativi aggiornati e ragionati, in parte anche integrati con la progettazione di itinerari. La segnaletica dovrà rispondere alle esigenze di valorizzazione e di promozione del sito, e al contempo alla delocalizzazione dei flussi, con particolare riguardo ai luoghi meno conosciuti.
L’obiettivo, insomma, è di migliorare l’offerta turistica della città «rispondendo a una domanda che, a seguito della pandemia, è più attenta alla sicurezza sanitaria, alla sostenibilità ambientale, all'accessibilità dei luoghi, dei prodotti informatici e digitali, alla prenotabilità dei servizi, agli eventi, alle esperienze di viaggio alternative e alla qualità dei servizi dell'ospitalità e dell'accoglienza».
E l’area individuata dal Comune per questo intervento di posa della cartellonistica informativa è proprio quella relativa ai forti della terraferma con l’obiettivo di valorizzare «le aree del Campo Trincerato di Mestre, in quanto elementi caratteristici del territorio veneziano, rendendoli maggiormente identificabili lungo i percorsi», sviluppando anche gli spostamenti nel tempo libero e la promozione di eventi culturali.
Tutti i forti interessati
Il campo trincerato di Mestre è infatti un esempio quasi unico, in Italia, di “archeologia militare” dell'Otto-Novecento. La sua nascita ha origine dopo l'Unità di Italia, quando Mestre ed il suo entroterra vengono inseriti nel “Piano generale di difesa” predisposto dai vertici militari. Insieme a Forte Marghera, è composto anche da altre strutture realizzate a fine ’800: si tratta del forte Carpenedo (oggi ancora chiuso al pubblico), Brendole (alla Gazzera) e Tron (a Ca' Sabbioni, tra Marghera e Oriago). Nel primo decennio del Novecento ne vengono così costruiti altri, più lontani: forte Pepe (a Ca' Noghera), forte Cosenz (a Favaro), forte Mezzacapo (a Marocco), forte Poerio (a Gambarare), forte Sirtori (a Spinea), forte Bazzera e forte Rossarol (a Tessera).
Il veloce progresso tecnologico nelle armi da guerra li ha fatto diventare quasi subito inutili per la difesa di Venezia. Nella Seconda guerra mondiale i forti hanno avuto solo una funzione di deposito di munizioni e vettovaglie. Sono comunque rimasti in servizio fino a pochi anni fa, quando ne è stata decisa la smilitarizzazione e il loro utilizzo a scopi storici e culturali. —
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