Per la morte di Modenese accusati di lesioni un medico e tre infermieri

Cade l’accusa di omicidio colposo per la morte del 45enne di Pellestrina all’ospedale Civile di Venezia, il pm ritiene però che un medico e due infermieri siano andati oltre nell’utilizzo della forza per contenere il paziente

Roberta De Rossi
Bruno Modenese
Bruno Modenese

Il pubblico ministero Giovanni Gasparini non crede che ci sia un nesso, una relazione di causa-effetto, tra la forza utilizzata nel reparto di Psichiatria del Civile per contenere Bruno Modenese al suo arrivo in ospedale in una notte di settembre del 2023, in grande stato di agitazione, e la sua morte, avvenuta tre giorni dopo. Aveva 45 anni.

Il pm però ritiene che un medico e due infermieri siano andati oltre nell’utilizzo della forza per contenere il paziente - in preda a una crisi - tanto da provocargli lesioni. Seppur non legate al suo successivo decesso. E che una infermiera non abbia raccontato la verità su quanto accaduto.

Per questo, nei giorni scorsi, il pm Gasparini ha dichiarato chiuse le indagini, facendo cadere l’iniziale accusa di omicidio colposo, con la quale aveva iscritto a registro degli indagati tre medici e tre infermieri del Pronto soccorso e del reparto di Psichiatria.

Per i due dottori del Ps (difesi dagli avvocati Sarti e Cagnin) ha chiesto l’archiviazione, mentre ha mantenuto l’accusa di lesioni dolose aggravate nei confronti dello psichiatra (difeso dagli avvocati Enrico Tonolo e Andrea Mareschini) e di due infermieri del reparto (difesi dai legali Luca Mandro, Andrea Maria Bonaccorso e Silvia Trevisan), che quella notte hanno accolto Bruno Modenese in ospedale, in grande stato di agitazione. Una terza infermiera è accusata di favoreggiamento.

L’ipotesi accusatoria rivolta dalla Procura al medico e due infermieri è quella di lesioni dolose aggravate, per aver causato lesioni superiori ai 40 giorni, da parte di più persone riunite, con violazione dei doveri inerenti a pubblico servizio, nei confronti di un paziente ricoverato.

«Dall’indagine sarebbe emerso», spiegano in una nota gli avvocati Renato Alberini, Augusto Palese, Gian Luca De Biasi e Paolo Vianello, legali della famiglia Modenese che ha presentato l’esposto che ha dato il via alle indagini, dopo aver visto il volto tumefatto e irriconoscibile del congiunto, subito dopo la morte, «che mentre un infermiere bloccava fisicamente Modenese, l’altro l’avrebbe colpito con pugni al volto, causandogli fratture al viso, tra cui lo zigomo sinistro, senza che lo psichiatra presente intervenisse per fermarli, con ciò avallando, secondo la Procura, l’operato degli infermieri».

Accusa di favoreggiamento per una terza infermiera presente ai fatti e che ha negato di aver visto gli infermieri colpire il paziente, sostenendo lo avrebbero solo contenuto. La consulenza medico legale non ha portato con certezza a dimostrare alcun rapporto tra la prima fase e la morte dell’uomo.

Si tratta sin qui della posizione dell’accusa: le difese hanno sostenuto che le procedure sono state seguite e il paziente era molto agitato. Ora potranno presentare memorie difensive, poi sarà fissata l’udienza preliminare che deciderà se e chi rinviare a giudizio. E arriveranno le sentenze.

I legali della famiglia Modenese si sono opposti all’archiviazione per i due medici e hanno citato in sede civilistica (la trattativa è in corso) l’Usl 3 per responsabilità della struttura. Anche in questo caso sarà un giudice a decidere se vi sia o meno.

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