Misericordia, il Tar boccia la gara d’appalto per i restauri

VENEZIA. Non c’è pace - né, soprattutto, inizio - per i lavori di recupero dell’Abbazia della Misericordia, presa in concessione nel 2008 da una società facente capo a Luigi Brugnaro, proprietario di...
BOLLIS VENEZIA 05.11.2008.-SCUOLA GRANDE DELLA MISERICORDIA.- INTERPRESS
BOLLIS VENEZIA 05.11.2008.-SCUOLA GRANDE DELLA MISERICORDIA.- INTERPRESS

VENEZIA. Non c’è pace - né, soprattutto, inizio - per i lavori di recupero dell’Abbazia della Misericordia, presa in concessione nel 2008 da una società facente capo a Luigi Brugnaro, proprietario di Umana. Dopo le polemiche per i molti anni senza alcuno dei lavori di consolidamento e restauro previsti dal capitolato con il Comune di Venezia - ma in compenso molte feste, concerti, sfilate e matrimoni super-Vip, con gli spazi suggestivi affittati per l’occasione - dopo le polemiche politiche per la fidejussione assicurativa da 580 mila euro in carico al Comune, arriva ora una doppia sentenza del Tribunale amministrativo regionale a bloccare il cantiere, appena avviato. I giudici veneti hanno, infatti, accolto i due ricorsi presentati dalle imprese escluse dalla gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori, vinta da Costruzioni Enrico Pasqualucci e Costruzioni e restauri Salmistrari Srl. A rivolgersi al Tar per chiedere (e ottenere) l’annullamento del verbale della commissione giudicatrice del 13 novembre 2013, sono stati Setten Genesio Spa, Lares-Lavori restauro, Lithos e Fiel Spa (con l’avvocato Diego Signor) e Minotti Srl (avvocato Elena Gantin). Raggruppamenti di imprese esclusi dalla gara pubblica di appalto indetta dalla Scuola della Misericordia di Venezia Spa, perché giudicati non in regola con i certificati antimafia. Elemento apparentemente grave, se non fosse - scrivono i giudici del Tar Veneto - che la stessa legge dà ai concorrenti la possibilità di integrare la documentazione presentata, se insufficiente: «Sarebbe stato corretto e ragionevole il ricorso del concessionario al potere di integrazione documentale, atteso che le dichiarazioni antimafia non erano del tutto mancanti, ma piuttosto incomplete». Tanto più, rileva il Tar, che erano state avanzate nel bando richieste anche non previste dalla norma: nessun codice dei contratti e regolamento, codice antimafia o altra legge impone ai concorrenti (come ha fatto la Misericordia Spa) della gara d’appalto di produrre l’autocertificazione antimafia con riferimento anche ai componenti dei collegio sindacale, ai revisori e persino dei loro familiari.

Gara dunque da rifare. I lavori della Misericordia possono (ancora) attendere.

Roberta De Rossi

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