“Miroglifici”, le parole di Mirò
Miroglifici. Per il grande scrittore, poeta e matematico francese Raymond Queneau – lo ricorda anche il semiologo Paolo Fabbri nell’introduzione al testo – la pittura di uno dei massimi artisti surrealisti, Joan Mirò, era un linguaggio, in grado di operare sulle lingue e cambiarle. Una combinazione di segni, simboli, sequenze grafiche e cromatiche, dotate di un proprio, segreto significato. Queneau coniò allora appunto per il suo lessico il termine “miroglifico”, e definì quella di Mirò «una lingua che bisogna imparare a leggere e di cui è possibile fabbricare un dizionario».
Tiziana Migliore, docente di Letterarura Artistica all’Iuav di Venezia lo ha fatto, analizzando in modo sistematico in un volume appena uscito (edizioni et al.) intitolato appuntoMiroglifici, schizzi, dipinti e disegni preparatori dell’artista catalano, per ricostruirne, saussurianamente, la langue attraverso la parole e quindi la scrittura. «L’analisi – scrive la professoressa Migliore nelle conclusioni – ha desunto differenze di ruolo - abbozzo, schizzo, studio topologico, esprimento ad hoc, paradigma di segni, test locale, maquette definitiva - e individuato categorie artistiche specifiche: remake, fantasia, souvenir, poesia. Il reworking , che contraddistingue una di queste, la trasposizione visiva, è essenziale per i meccanismi di strutturazione della lingua. Dai fenomeni d’uso dell’idioma discendono, coagulati e stilizzati, i miroglifici. E’ il piano della parole. Se ne è redatto il dizionario attraverso il racconto delle loro storie, recuperando invarianti, variazioni, varianti combinatorie e stilistiche».
Le tavole a fine volume compendiano i miroglifici di Mirò riportati in modo sistematico e isolati dalla composizione, ma il libro è corredato anche da un cd-rom che permette la visione di oltre 300 opere del grande artista surrealista, molte pubblicate per la prima volta.
In definitiva – si chiede Paolo Fabbri nell’introduzione – di che cosa parla questo linguaggio? Parla del mondo, ma con una politica precisa, “tagliando senza pietà i molti cordoni ombelicali che legano l’opera al mondo degli uomini che soffrono e muoiono” (Queneau).©RIPRODUZIONE RISERVATA
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