Lavoro a Venezia, più assunzioni ma cresce la precarietà: solo il 9 per cento è indeterminato
Il mercato del lavoro nel veneziano vede più assunzioni (+5 mila), ma aumentano contratti a termine e lavoro stagionale. Solo il 9,25% dei nuovi contratti è a tempo indeterminato. Cgil: "Precarietà allarmante"

Un mercato del lavoro caratterizzato da una mobilità sempre più alta e il lavoro stagionale che può essere anche una forma di scelta, non solo un’imposizione data dal contesto economico. Gli ultimi dati Inps su Venezia e il veneziano mostrano un segno più: il saldo tra assunzioni e cessazioni è positivo con circa 5 mila assunzioni. Se diminuiscono gli occupati a tempo indeterminato di 9.813 unità, pari al 34 per cento, c’è un aumento dei contratti a tempo determinato di 11.899 unità (25,2 per cento). Aumentano anche i lavoratori stagionali (di 751 unità) e gli apprendisti (di 1.962 unità).
In pratica, su oltre 175.532 assunzioni (dati Inps 2024), una minoranza, pari al 9,25 per cento (18.978), sono state a tempo indeterminato, mentre il 33,68 per cento (59.116), è rappresentata da contratti a tempo determinato. A ciò si aggiunge il peso di altre forme contrattuali precarie, che con oltre 91.300 unità (di cui circa 49 mila stagionali, 22 mila in somministrazione e 20 mila a chiamata) costituiscono il 52 per cento del totale.
Il punto del sociologo Sacchetto
«Questi dati, anche se non scorporati, mostrano come l’economia veneziana sia basata sempre più sui servizi piuttosto che la manifattura» sottolinea Devi Sacchetto, professore di Sociologia del lavoro all’Università di Padova, «per quanto riguarda la forza lavoro, il temporaneo certamente può essere una scelta per studenti e studentesse: il punto è che diventa precarietà non voluta mano a mano che si cresce e si cercano mansioni più appetibili».
Il mondo del lavoro
Su questo punto riflette anche Roberto Panciera, presidente Confcommercio Venezia: «Ci sono persone che non cercano necessariamente un impiego a tempo indeterminato, che invece privilegiano esperienze in contesti diversi per arricchire il curriculum», sottolinea Panciera, «penso anche a quegli studenti che, per non pesare sulle proprie famiglie, scelgono appunto impieghi temporanei. Allo stesso tempo però, nel mondo del commercio, ci sono ancora tante aziende che non si sono riprese del tutto finanziariamente dopo la pandemia».
Un dato su cui si concentra poi Sacchetto è il turn-over. «Il numero di cessazioni di contratti a tempo indeterminato mostra che c’è un’estrema mobilità, che un certo numero di persone cambia lavoro anche dal posto fisso», sottolinea.
Certo, rispetto al lavoro precario non mancano le ombre. «È noto che in alcune situazioni i contratti a tempo determinato vengono utilizzati in maniera impropria», sottolinea Sacchetto, «lo stiamo vedendo in una ricerca su cui sta lavorando una nostra dottoranda, che si concentra proprio sui contratti nel mondo della ristorazione tra Venezia e Amsterdam».
I sindacati
Di fronte a un mondo del lavoro sempre più frammentato e instabile, la Cgil suona il campanello d’allarme, chiedendo politiche attive che favoriscano forme di occupazione stabile e di qualità.
«La situazione del mercato del lavoro nella nostra provincia è allarmante», afferma Daniele Giordano, segretario generale della Cgil di Venezia, «la precarietà diffusa non solo mina il futuro dei lavoratori, ma frena anche lo sviluppo economico del territorio. Chiediamo con forza un cambio di rotta, con investimenti mirati sulla formazione, sulla sicurezza del lavoro e su politiche industriali che creino occupazione stabile e duratura».
E aggiunge: «Non possiamo stare in silenzio mentre il mercato del lavoro è sempre più frammentato, instabile e precario. Non è sufficiente rilevare l’aumento del numero di occupati per gridare alla “ripresa”».
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