Mestre, ladri della centenaria condannati e costretti a maxi risarcimento
Sei anni a Giuseppe Scelzo, quattro a Giacomo Sannino, possibile appello. Il bottino da 80 mila euro è sparito, dovranno restituirne centomila

Si è concluso con una condanna a 6 anni e 4 mesi di reclusione per Giuseppe Scelzo e a 4 anni per Giacomo Sannino (due anni in meno rispetto a quanto richiesto dal pubblico ministero Giorgio Gava) il processo a carico dei due uomini (difesi dall’avvocato Mauro Serpico) accusati di furto e di un raggiro odioso, per l’obiettivo e la vittima prescelta: l’essersi accaparrati la fiducia di una signora di 104 anni - con la “gentilezza” di accompagnarla fino all’automobile della figlia ottantenne - con il solo scopo di impossessarsi delle chiavi di casa delle due donne, tenute nel cruscotto (accusa rivolta a Scelzo).
Poco dopo - secondo il capo d’imputazione - i due ladri avevano ripulito l’appartamento nel quartiere di Viale San Marco, portando via oltre 80 mila euro in contanti, gioielli e orologi. L’episodio risale all’agosto del 2024. L’incontro (casuale?) in un bar del centro dove madre e figlia avevano l’abitudine di recarsi a prendere un aperitivo. Quel vicino di tavolo che scambia qualche battuta e poi si offre di accompagnare la signora all’auto. Quindi il furto: un’azione fulminea, immortalata dalle telecamere della strada, che mostrano due uomini con il volto travisato entrare nel condominio dopo aver aperto il portone con le chiavi, per riuscirvi pochi minuti dopo: segno che sapevano dove andare a cercare. Nessuna traccia di scasso sulle porte dell’abitazione. Difficile crede che chi ha agito - per il Tribunale, Scelzo e Sannino, napoletani da anni residenti a Mestre - l’abbia fatto a caso.
Chi ha detto ai ladri dove le due donne tenevano il loro “tesoro” di una vita? Questa resta per ora domande senza risposta. Ai due uomini - che si erano avvalsi della facoltà di non rispondere - gli agenti della Squadra Mobile di Venezia sono arrivati a distanza di quattro mesi dai fatti, incrociando le immagini delle videocamere e i dati delle celle telefoniche, che li collocavano in un luogo compatibile con quello del furto; ma anche i sospetti delle due donne (la madre, a gennaio, è defunta e non ha visto l’esito del processo di ieri) e i tatuaggi di uno dei due uomini, immortalati dalla telecamera. Giuseppe Scelzo è agli arresti, Sannino libero in attesa della sentenza definitiva: la difesa potrà ricorrere in appello, non appena saranno depositate le motivazioni da parte della giudice Michela Rizzi.
Quanto all’ingente bottino, nessuna traccia: ieri il Tribunale - oltre alle condanne penali - ha riconosciuto il diritto al risarcimento della figlia anche a nome della madre che non c’è più (a rappresentarle come persone offese, l’avvocato Giuseppe Dalmartello), condannando i due imputati anche al pagamento di una provvisionale di 100 mila euro, in attesa della decisione del Tribunale civile.
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