Mestre, difendiamo dai botti anche gli umani

È l’appello accorato di Manuele Boscolo, padre di Norbert di 19 anni e con sindrome down: «Un Capondanno di panico»
Un abbraccio tra Norbert e il papà Manuele
Un abbraccio tra Norbert e il papà Manuele

MESTRE. «Mi presento, sono un papà. Non voglio rovinare la festa a nessuno né far polemica, ma solo sensibilizzare o, più umilmente, far presente alle persone delle situazioni che passano inosservate. Con l'avvicinarsi della notte tra il 31 dicembre e il 1 gennaio, leggo e sento di entusiasmo relativo alla vicina festa di conclusione dell'anno. Le aspettative gioiose danno infatti spazio a sensibili pensieri di attenzioni verso l'utilizzo dei classici e colorati fuochi e botti. Ma per me si avvicina una difficile data da gestire. E non parlo di che abito usare, che ristorante scegliere, che cena preparare o con chi passare questa entusiasmante festa ma di come gestire mio figlio». Inizia così la toccante, quanto vera, lettera alla nostra redazione arrivata la mattina del 31 dicembre. La firma un padre di Mestre.

Manuele Boscolo, meglio conosciuto come “Manucomix”, disegnatore (suo il murale alla parrocchia di viale San Marco di don Natalino Bonazza). Manuele è il papà di Norbert, un simpatico ragazzo di 19 anni con sindrome di Down e caratteristiche autistiche. Per Norbert la notte dei botti che salutano, con petardi e fuochi d’artificio, il nuovo anno, è una tragedia.

«La tensione è alta, così come è alta l'apprensiva ansia di una famiglia che cerca di tutelarlo. Come tutelarlo? Tutelarlo da una festa e dai suoi botti. Tutelarlo dal rimbombo dei petardi. Momenti di puro panico e di dolore nel vederlo così impaurito e disorientato. Mentre una città esplode di gioia, lui spaventato guarda fuori dalla finestra, si morde le dita e si dà sberle in testa; scaglia oggetti; piange; e per quello che riesce, data la sua incapacità nel parlare, vocalizza con poche lettere la Paura. Ed io come padre, spero che come passi un temporale, passi pure la festa», ci racconta, con grande dignità questo giovane padre mestrino.

«In quei momenti vien da piangere pure a me nel vedere mio figlio disperato, e mi sento inutile», dice Boscolo. «E le gocce di tranquillante non sedano la sua paura ma alimentano uno stato di confusione. Il mio 31 non lo passerò ad un cenone di famiglia con dolci e Champagne ma a casa, impaurito quanto Norbert, per proteggere mio figlio da una festa. Cari amici, il nostro compito è proteggere il fragile, proteggere chi si ama, proteggere chi non ha le capacità di farlo. Il quesito allora sorge spontaneo: serve proprio far esplodere cose per far festa? Vi prego, come mio figlio, oltre i nostri cari amici animali, vi sono un sacco di persone che a cui "botti" portano a ricordi più tristi che felici».

Sui social Boscolo lancia un appello che produce una valanga di comprensione e solidarietà. Eppure, ieri, in tutta la provincia, i botti sono proseguiti, nonostante i tanti divieti. Ma non ci sono solo gli amici a quattro zampe, impauriti, da difendere. Ci sono gli umani, i nostri concittadini fragili, da tutelare dalla paura. Siano disabili o autistici, poco cambia. Manuele Boscolo squarcia il velo dell’ipocrisia delle nostre tradizioni. «Il mio intento è quello di dar voce a pensieri che non sono l’unico a vivere e infatti credo di avere aperto una breccia di comprensione», ci ha raccontato ieri. La notte, fortunatamente, è scivolata via più serena. «Qui vicino hanno sparato di meno e con la musica abbiamo confuso il rumore dei petardi. Spero che la gente comprenda cosa viviamo». —




 

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