Mestre deserta, tra “orfani” del caffè al bar presìdi dei vigili e cani in passeggiata

Negozi chiusi e controlli sulle persone a piedi. Ieri mattina il centro città si è svegliato lentamente, ancora stordito dall’ultimo annuncio del premier Conte. Bar chiusi, locali sprangati, messaggi di saluto e arrivederci appesi alle vetrine.
C’è chi per un caffè avrebbe ucciso. «Appena aperto c’era gente che ci chiedeva un ristretto», raccontano da dietro il bancone dell’alimentari Rizzo di via San Donà, a due passi dalla chiesa di Carpenedo, «come se noi fossimo un bar». Eppure qualcuno ci ha provato: sia mai.
In piazza Ferretto, le serrande sono abbassate da mercoledì pomeriggio. Ed anche gli ultimi negozi aperti, ieri hanno chiuso. I soli presidi aperti sono - come da decreto - le farmacie, come pure i tre negozi di telefonia (Tim, Wind e Vodafone) ai quali è consentito stare aperti.
In via Manin a presidiare la strada c’è Emilia Fornaroli di Zooplanet, che per nulla al mondo lascerebbe i suoi “amici a quattro zampe”, che siano cani o gatti, senza la pappa preferita. Si sente un po’ sola, ma ha tenuto aperto anche al pomeriggio: il decreto del premier Conte prevede, infatti, che anche i negozi per gli animali possano restare aperti.
L’edicola in testa alla piazza era frequentata. Stefano Panizzutti, da 35 anni davanti al Duomo, qualche giorno fa ha modificato la locandina della Nuova Venezia che recava la scritta «Aumentano i contagiati». Lui con il pennarello indelebile ha aggiunto: «E i guariti». A fianco ha scritto che i giornali trasmettono cultura e non il coronavirus, stufo e stanco di sentire signore che continuavano a chiedergli se le riviste che venivano da Milano erano “infette”.
Due pattuglie di vigili fermavano le persone a piedi, chiedevano autocertificazioni, spiegavano i divieti. In giro parecchi anziani, tutti con il carretto della spesa, diretti chi alla Pam, chi all’Alì di piazzale Candiani piuttosto che nei negozi di vicinato di alimentari. La coda per fare il bancomat in piazzetta Matter, arrivava fino all’edicola. Colpa, in parte, degli accessi regolamentati in banca.
Al mercato di Mestre, invece, i vigili cercavano di far rispettare le distanza, ma al mattino si sono visti assembramenti soprattutto ai banchi del pesce, tanto che c’è chi si è lamentato. Ed è partita più di qualche chiamata agli agenti anche per via dei cittadini bengalesi che giravano in gruppo e stazionavano tra Le Barche e piazzetta Coin come se fosse un qualsiasi altro giorno della settimana.
Nel pomeriggio, chiuse le edicole e i tabacchi, in giro erano rimasti solo i proprietari dei cani, i quali non possono certo evitare di portare i loro “pelosi” a fare i loro bisogni. Attorno alle 16, nel “salotto mestrino” c’erano solo loro per la strada.
Dopo le 18, una volta scattato il “coprifuoco”, invece, a Mestre è tornato a regnare un silenzio irreale, mai visto prima. —
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