Mega capannone di rifiuti a Fossalta di Piave: chiesto il giudizio per 13

La pm di Milano ha chiuso le indagini sullo stoccaggio illegale in via delle Industrie Tra i coinvolti Diego Giro, 49enne di Caorle, e un 41enne residente a San Stino

FOSSALTA. Una montagna di rifiuti stoccati illecitamente nel capannone al civico 16 di via delle Industrie a Fossalta di Piave: la pm milanese Donata Costa ha chiuso le indagini e chiesto il giudizio immediato per tredici persone, tra cui i componenti della “costola veneta” dell’organizzazione. Si tratta di Diego Giro, 49 anni di Caorle, e di Giovanni Girotto, 66 anni di Roncade (Treviso), entrambi agli arresti domiciliari dalla fine di febbraio, e di Bekim Ramadonovski, macedone di 41 anni residente a San Stino, sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono tutti accusati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e, solo Girotto, anche di calunnia.

Ora la parola passa al gip Giusy Barbara, la stessa che aveva firmato l’ordinanza sulle misure cautelari e il decreto di sequestro preventivo. Sarà lei a decidere se ammettere il giudizio immediato, ovvero senza il filtro dell’udienza preliminare. Gli indagati potranno però chiedere di accedere a riti alternativi. Possibilità che sta già valutando l’avvocato Giovanni Santalena, difensore di Girotto, ricordando come il suo assistito nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip milanese avesse respinto ogni addebito. Attende di leggere le carte, invece, l’avvocato Alberto Sommaio per Giro, oltre che il pronunciamento del tribunale del Riesame di Milano che ha trattato il caso la scorsa settimana, riservandosi la decisione. «È una figura marginale, ha fatto da mediatore in un momento in cui sembrava che le autorizzazioni ci fossero», chiarisce il difensore.

L’inchiesta aveva preso il via dall’incendio di un capannone a Milano, andato distrutto in un rogo divampato il 14 ottobre 2018. La Procura aveva scoperto così un traffico illecito di circa 37mila metri cubi di rifiuti stoccati in vari siti al Nord Italia, tra cui Fossalta di Piave. Parte dei rifiuti arrivavano nel capannone dal Trevigiano e dal Padovano, consegnati all’organizzazione da ditte totalmente estranee all’inchiesta.

A novembre dello scorso anno, il sopralluogo dei carabinieri del Noe che avevano scoperto, stoccati nel capannone da inizio giugno 2018 a metà novembre 2018, 11mila metri cubi di rifiuti urbani e industriali. Gli investigatori hanno scoperto che Giovanni Girotto, prima amministratore e poi liquidatore della Proveco Italia, proprietaria del capannone di Fossalta, aveva ricevuto 5mila euro da quello che viene considerato il capo dell’organizzazione, il piemontese Aldo Bosina, «per comprare il suo silenzio e far sì che lo stesso non fornisse alla polizia giudiziaria informazioni sul traffico di rifiuti in corso», si legge negli atti. Diego Giro, con vari precedenti alle spalle, sarebbe invece il procacciatore di clienti in Veneto e aveva procurato anche il sito di Fossalta. Un ruolo di procacciatore sarebbe stato anche quello assunto, secondo gli investigatori, da Ramadonovski. —


 

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