«Me ne vado in un’atmosfera surreale»

«Un grazie, non formale, a tutti per il vostro aiuto ed il vostro impegno che, sono certo, continuerà sempre più forte anche per il futuro».
Giorgio Orsoni ha inviato una lettera di addio a tutti i dipendenti comunali attraverso la piattaforma intranet comunale. Un commiato in piena regola quello dell’ex primo cittadino, diffuso attraverso il suo portavoce Samuele Costantini. I destinatari, ovvero i comunali, si guardano bene dal commentare ma il testo della lettera ha cominciato a circolare. «In un’atmosfera incomprensibile e surreale, si chiude anticipatamente questo mandato, per le cause che tutti voi avete appreso in questi giorni, in un contesto ove si è voluto fare apparire che le azioni delittuose compiute da alcuni personaggi che hanno speculato sulla città, fossero in qualche modo riferibili anche a me e di conseguenza all’azione amministrativa della città», scrive Orsoni ribadendo poi di aver respinto nelle sedi giudiziarie le accuse che gli vengono mosse, confermando la propria «estraneità a quelle vicende e la assoluta correttezza del mio operato nel periodo elettorale». Ai dipendenti, Orsoni vuole sottolineare la «completa estraneità dell’amministrazione comunale a qualsiasi indagine sulla vicenda Mose: né gli amministratori, né i dipendenti di qualsiasi livello sono stati nemmeno sfiorati da tale inchiesta». E si nota una preoccupazione perché il clamore dell’inchiesta causa «un ingiustificato accostamento di situazioni del tutto diverse» e ripercussioni «sull’intera organizzazione comunale e sui servizi da essa erogati». Orsoni poi loda il lavoro dei dipendenti comunali, definendolo appassionato, e i benefici per la città del lavoro svolto durante il suo mandato.
«Un’Amministrazione che si è sempre distinta per la sua trasparenza e il suo rigore amministrativo», scrive. E l’oramai ex sindaco si dice convinto che l’impegno dei dipendenti sarà confermato anche con i futuri amministratori. In primis, il commissario. Nel congedarsi ricorda l’importanza di «un rapporto sempre umano con i cittadini ed in genere con l’utenza dei servizi, che si aspettano un’amministrazione efficiente» ma anche «“amica” disponibile e partecipe delle loro esigenze, come vuole una democrazia compiuta, nella quale il cittadino sia il “soggetto” e non l’”oggetto” dell’esercizio delle funzioni pubbliche».(m.ch.)
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