Maresciallo ancora nei guai va a giudizio per calunnia

Caorle. Il carabiniere Dalla Zeta deve rispondere del reato nei confronti del successore, a sua volta denunciato per concussione, peculato e truffa
Di Carlo Mion
DINELLO FGAVAGNIN CIRO DALLA ZETA
DINELLO FGAVAGNIN CIRO DALLA ZETA

CAORLE. Nuovi guai giudiziari per il maresciallo dei carabinieri Ciro Dalla Zeta, rinviato a giudizio per calunnia nei confronti del suo successore alla guida della stazione di Caorle Francesco Lambiase. È una storia non ancora chiarita del tutto e dove inizialmente fa il suo ingresso anche un altro carabiniere Claudio Casella, a sua volta indagato per lo stesso reato ma non rinviato a giudizio. Ma Casella denuncia a sua volta Lambiase per concussione, peculato e truffa. Insomma una storia contorta come del resto molte di quelle che si consumano a Caorle.

Tutto ha inizio quando Dalla Zeta poi arrestato viene spostato dal comando della stazione perché indagato nella vicenda che poi lo porterà in carcere. Al comando provinciale dei carabinieri e in Procura arriva un esposto dettagliato su certi comportamenti ritenuti poco ortodossi che sarebbero stati tenuti dal nuovo comandante della stazione, appunto Lambiase. Dalla Zeta viene arrestato dai suoi colleghi. Analizzando il suo computer trovano copia dell’esposto anonimo inviato a Procura e Comando Provinciale. Molti degli episodi indicati dall’esposto sono stati riferiti all’ex maresciallo da Claudio Casella. Viene aperta un’indagine per verificare quanto scritto dall’esposto e alla fine sia Dalla Zeta che Casella si ritrovano indagati per calunnia ed entrambi perquisiti. In una “pennetta” sequestrata a Casella i carabinieri trovano una registrazione in cui un benzinaio spiega come Lambiase avesse usato i buoni benzina destinati alle auto di servizio per fare benzina con la propria auto. Accusa poi smentita.

Dopo essere finito nel registro degli indagati per concorso in calunnia Casella e il suo legale iniziano un’indagine difensiva e sentono a verbale, come previsto dalla legge, testimoni per dimostrare che le affermazioni dell’ex carabiniere fatte proprie da Dalla Zeta nel suo esposto anonimo, non sono false. Quindi in un verbale finiscono le affermazioni di un negoziante di alimentari dove Lambiase avrebbe acquistato con dei buoni per generi alimentari destinati alla caserma, alcune biciclette, un pc e altri oggetti non commestibili. In parte venduti per poter poi, sempre secondo la denuncia di Casella, sistemare la palestra della caserma. A verbale vengono messe anche le dichiarazioni di alcuni carabinieri in servizio a Caorle. Spiegano, sempre sentiti nelle indagini difensive di Casella, che sarebbero stati spinti a firmare gli “specchi mensa” anche se loro in quel giorno non avevano usufruito del servizio. Inoltre nell’estate 2009 Lambiase, sempre secondo queste indagini difensive, avrebbe costretto a firmare gli “specchi mensa” a diversi militari arrivati in supporto per i mesi caldi, nonostante non avessero usufruito del servizio pasti perché in riposo. Casella non è stato rinviato a giudizio, Dalla Zeta sì.

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