Maniero: due anni in carcere, poi i domiciliari
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«Come ha accolto la sentenza? Non proprio benissimo, nel senso che ha il dubbio che il processo sia stato fatto a Felice Maniero e non a Luca Mori. Comunque, parzialmente soddisfatto: 4 anni di condanna, sono 2 anni e 8 mesi in meno rispetto alla richiesta della Procura. Alcune condotte le ha ammesse e si è scusato in aula, altre – violenze fisiche – non le ha riconosciute. Credo che il suo passato e alcuni suoi comportamenti abbiano avuto un ruolo in questo processo».
Così l’avvocato difensore Luca Broli, racconta la reazione di Felice Maniero (ora, per l’anagrafe, Luca Mori) alla sentenza del Tribunale di Brescia che lo ha condannato a 4 anni di reclusione e 25 mila euro di risarcimento per maltrattamenti in famiglia: tre anni d’inferno raccontati dall’ex compagna Marta Bisello, che gli è stata al fianco dal 1993. Fino a farlo tornare in carcere denunciandolo per un crescendo di violenze psicologiche e fisiche. Ora Maniero è in una cella nel carcere di Voghera e potrebbe restarci almeno per il prossimo anno, per poi scontare il resto della pena agli arresti domiciliari. Sempre che si trovi una residenza che lo accolga, ora che racconta di essere sul lastrico, depresso.
Nel suo passato un ventennio da boss e poi l’accordo con la giustizia, da collaboratore: 11 anni in carcere per 12 omicidi e centinaia di rapine. Quindi la vita “anonima” da commerciante di filtri per l’acqua, svelata da Report.
L’avvocato Broli annuncia che ricorrerà in Appello: «Lui ha una certificazione medica per una patologia seria, difficilmente compatibile con il carcere e a Voghera non è stato visto da uno specialista. Questo provoca momenti di non equilibrio, esponendolo a situazioni di rischio». In carcere 7 mesi, con le prescrizioni dello “svuotacarceri”, avrà diritto a scontare l’ultimo anno e mezzo di pena ai domiciliari. —
Roberta De Rossi
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