Maestro vetraio di Murano

Davide Fuin è uno degli ultimi maestri a lavorare il vetro, come nella più antica tradizione. Dalle sue mani escono vasi, bicchieri, ma soprattutto calici. Questi ultimi rappresentano la storia dell’arte vetraia di Murano. Fuin, per questa sua abilità, è famoso in tutto il mondo.
Come tanti ragazzi dell’isola, ha iniziato a conoscere il vetro quando da bambino seguiva il padre, maestro vetraio, in fornace da Barovier & Toso. A 15 anni lasciò il liceo e andò a lavorare in una fornace. Quella che in genere era considerata una punizione, per lui è diventata una passione. E davanti a un forno ha trovato la sua strada.
Inizió a lavorare da Venini. Pochi anni dopo, alcuni maestri, tra cui suo padre, lasciarono Barovier & Toso per aprire la loro fabbrica, “Toso vetri d’arte”. Davide, a quel punto, seguì il padre e iniziò a lavorare con il maestro Carlo Tosi Caramea. Le capacità non gli mancavano e ben presto venne considerato uno dei più promettenti maestri vetrai. Alla fine degli anni Ottanta una nuova fabbrica, “Élite Murano”, gli offrì la posizione di primo maestro, con il padre principale assistente.
Il calice soffiato
Ma il maestro Fuin non si fermò. Ha proprie idee e non è certo affascinato dal vetro che si fa esclusivamente oggetto d’arte, in cui si stava trasformando la gran parte della produzione di Murano. Non si considera un artista, anche se molte delle sue realizzazioni sono esposte in vari musei e gallerie sparse in giro per il mondo. Eccolo allora aprire la propria ditta, dove ritorna l’essenza dell’arte vetraia veneziana: il calice soffiato. Sottile come ali di farfalla il vetro, che spesso incontra l’oro, dalle sue mani esce per essere usato. E qui sta la differenza tra l’artista e l’artigiano-artista: arte che si può usare. —
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