Maestro d’ascia, il mestiere che a Venezia rischia di sparire
Confartigianato propone la creazione di una scuola in Arsenale per garantire il ricambio generazionale. Il segretario Masat: «Esiste sul lago di Garda ma non a Venezia, Regione e Comune ci aiutino»

Finanziamenti, ricambio generazionale e opportunità di lavoro. È quello che serve all’artigianato locale per evitare di estinguersi a Venezia. Già perché senza una svolta, i mestieri della tradizione rischiano letteralmente di scomparire. Un esempio? I maestri d’ascia.
«In una situazione normale, si sarebbe presa una tesa dell’Arsenale per ricavarci una scuola. Possibile che esista sul lago di Garda e non da noi?», allarga le braccia Matteo Masat, segretario di Confartigianato Venezia, «noi avremmo la possibilità di allestirla con il materiale necessario, ma ci vuole un aiuto economico da parte del Comune e della Regione».
Un caso emblematico, se si considera che l’ultimo corso finanziato dalla Regione con 140 mila euro l’anno risale a più di dieci anni fa. Da allora, i rubinetti si sono chiusi. E le nuove leve faticano a crescere, dopo l’esperienza positiva di sette anni di corso che ha contribuito a sfornare nuove professionalità che oggi lavorano a pieno regime in città. Poi tutto si è bloccato. Oggi i cantieri di costruzione e riparazione di barche tradizionali sono appena una dozzina. E gli stessi trasportatori sono costretti a programmare con mesi e mesi di anticipo i lavori di manutenzione, anche quelli più semplici.

«Il lavoro di carpenteria, più o meno, è sempre lo stesso da 500 anni. Ma non c’è ricambio umano, e così i tempi di attesa sono diventati estenuanti. Tra dieci anni non so come faremo», ammette Emiliano Ghira di Confartigianato.
Ma ad essere a rischio sono interi settori dell’artigianato locale: logistica, trasporti, edilizia, restauro. Alle cause di carattere nazionale (dalle dinamiche di mercato alla concorrenza con l’estero), si aggiungono quelle tutte locali che ancora una volta tirano in ballo le difficoltà di Venezia, a partire dallo spopolamento e dall’innalzamento dell’età media.
Pur in una situazione di difficoltà, i tentativi di invertire il trend non mancano. Lo dimostra, ad esempio, il recente percorso formativo promosso da Confartigianato che ha visto protagonisti sei neo diplomati dell’istituto Vendramin Corner che hanno appena concluso un corso di 100 ore complessive (di cui 60 in laboratorio) per fare pratica nel settore elettrico e idraulico. Ora i ragazzi e le ragazze inizieranno un tirocinio presso aziende artigiane veneziane impiegate nel settore dell’impiantistca. Per quanto piccolo, si tratta pur sempre di un segnale concreto, che fa il paio con il più ampio progetto Icona promosso dalla Regione Veneto e dedicato alla specificità lagunare.
Oltre a quello per aspiranti impiantisti, infatti, nei mesi scorsi si è concluso un corso simile nel settore dell’edilizia e del restauro di beni culturali. Gli otto partecipanti stanno ora completando i tirocini nelle aziende veneziane. «Il nostro impegno per trovare nuove maestranze nell’artigianato locale è costante», conclude il segretario Masat, «per questo è fondamentale la collaborazione tra scuole e imprese. Creare occupazione significa dare servizi alla città e contribuire alla residenzialità. Ma servono aiuti dalle istituzioni altrimenti l’impresa diventa impossibile».
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