L’università riapre Ca’ Bottacin dopo un restauro da 3 milioni

Il palazzo quattrocentesco di Ca’ Bottacin riapre ufficialmente i battenti, a distanza di più di due anni di chiusura e dopo un intervento di restauro dal valore complessivo di 3 milioni di euro. L’edificio, dal 1971 di proprietà di Ca’ Foscari, è pronto a ospitare studiosi e gruppi di ricerca internazionale. Per Michele Bugliesi, rettore dell’ateneo veneziano presente ieri all’inaugurazione, si tratta dell’ennesimo «contributo dall’università al rinnovo e alla rivitalizzazione della città di Venezia». Il palazzo, con una superficie calpestabile di circa 2 mila metri quadri, è di origine quattrocentesca. Dopo l’acquisto dalla famiglia Bottacin negli anni ’70, è diventato la sede storica del dipartimento di Scienze Giuridiche dell’allora Facoltà di Economia fino all’estate del 2015, anno del trasferimento nel campus economico di San Giobbe. Sotto la supervisione della Soprintendenza, la prima tranche di lavori (900 mila euro circa) è durata da settembre 2016 ad agosto 2017 e ha riguardato il rifacimento del manto di copertura dell’edificio. Da luglio 2018 a febbraio 2019, ci si è dedicati agli interni (costo di 2,2 milioni di euro). «Oltre ad aver recuperato stucchi e affreschi settecenteschi – spiega l’ingegnere Tiziano Pompele – abbiamo migliorato la resistenza sismica, passando da un indice 25 a indice 67». Ciò, come illustra l’architetto Jacopo Fusaro, è stato possibile grazie agli inserimenti di sostegni in acciaio nei solai e alla demolizione parziale di alcune strutture. Sono stati poi rinnovati gli impianti di riscaldamento e raffreddamento (ora elettrici), ripristinati i lampadari di Murano, messi a norma gli impianti fognari ed elettrici. Infine, l’edificio è stato reso accessibile ai disabili grazie alla realizzazione di un ascensore. Se al piano terra sono state riallestite due aule da 100 posti, nei piani alti si sono già insediate le attività scientifiche di diversi centri di ricerca internazionali dell’ateneo veneziano. Tra questi, lo European Centre for Living Technology diretto da Marcello Pelillo; l’International Center for Humanities and Social Change, diretto da Shaul Bassi; e l’Istituto Confucio. «Il nostro obiettivo – spiega il rettore Bugliesi – è essere parte di un progetto collettivo per restituire a Venezia un luogo prezioso da dedicare alla cultura». Un discorso valido anche per alcuni progetti futuri, anticipati dallo stesso rettore (ad esempio, il restauro Ca’ Cappello e la riapertura del giardino di Ca’ Bembo). Pronti ad essere restituiti alla collettività. Magari con un contributo della cittadinanza, come quello che Ca’ Foscari chiede per che il recupero (costo di 6 mila euro) del giardino interno della sede appena restaurata. «E’ uno dei nostri progetti di crowdfunding – conclude il rettore – chi ne ha voglia, può dare un contributo simbolico». —
Eugenio Pendolini
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia