Luciano Maritan condannato, stavolta per tentata estorsione
La Corte d’Appello ha convalidato la pena di primo grado a 3 anni e 2 mesi. All’origine un diverbio con due fratelli che lo indicarono come il loro spacciatore

È stato lui stesso, Luciano Maritan, a raccontarlo in giro: per lui, è arrivata una nuova condanna.
Giovedì 3 luglio, infatti, la Corte di Appello di Venezia lo ha condannato a 3 anni e 2 mesi di reclusione per tentata estorsione, confermando così la sentenza di primo grado, che risale al 2020 ed era giunta al termine di un processo con rito abbreviato e, quindi, con lo sconto previsto dal rito. Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per conoscere il “perché” della decisione dei giudici di secondo grado. A difendere Maritan, come sempre, l’avvocata Annamaria Marin.
In realtà si tratta della seconda sentenza di appello: una prima era arrivata a marzo 2024, poi la Cassazione aveva rimandato il caso a un’altra sezione su ricorso della difesa, perché valutasse la concessione delle pene sostitutive secondo la legge Cartabia. Ma la Corte ha confermato la pena di 3 anni e 2 mesi di reclusione: niente pene sostitutive.
I fatti risalgono al 2018.
Luciano, nipote dell’ex boss della mala Silvano, è stato ritenuto responsabile di tentata estorsione nei confronti di due suoi clienti – due fratelli jesolani ai quali aveva venduto della droga – che, secondo Maritan, lo avevano messo nei guai.
Una vicenda nella quale Luciano Maritan si è proclamato innocente, sostenendo di essere rimasto vittima di accuse infondate: di diverso avviso i giudici di primo e secondo grado.
Cosa è accaduto? A suo tempo, nell’ambito di un’indagine dei carabinieri che avevano setacciato messaggi e telefonate arrivando ad accusare Maritan di spaccio di droga. I due fratelli erano stati convocati in caserma come clienti e avevano confermato che Luciano aveva dato loro alcune dosi. Lui si era arrabbiato, li aveva accusati di volerlo mandare in prigione, “invitandoli” a sborsare i soldi per saldare le sue spese legali.
Non minacce esplicite, ma frasi sibilline pronunciate da una persona nota per i suoi precedenti. E che quindi la Procura ha deciso di qualificare nella cornice della tentata estorsione. Con l’aiuto di due amici - secondo l’accusa - Maritan in una occasione aveva telefonato a uno dei fratelli anticipando che di lì a poco sarebbero passati a ritirare i soldi necessari per pagare le spese processuali, per averlo messo nei guai.
Un normale bisticcio, secondo la difesa. Una tentata estorsione secondo i giudici.
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