«Lo stilista ha voluto dimostrare l’amore per il Lido, lo perdono»

Le parole di Giovanna Ravetta, nipote dell’architetto Giuseppe Torres Fu lui a progettare il monumento come simbolo di pace ed accoglienza 

LA LETTERA

Sono Giovanna Ravetta, nipote di Giuseppe Torres, l’architetto del Tempio Votivo del Lido. L’articolo sul giornale relativo al caso sfilata dell’artista Rick Owens che ha avuto luogo sulla scalinata del Tempio Votivo mi porta ad esplicitare una mia riflessione.

Il Tempio è stato argomento che ha accompagnato, anche in modo travagliato, la mia famiglia dai tempi del mio bisnonno che non vide l’edificio realizzato a causa della sua prematura morte, lasciando a sua figlia, mia nonna Giulia Torres, una lunga lotta durata anni affinché il progetto originale fosse rispettato e ultimato, nell’idea e nella forma.

Il Tempio, nella volontà del Patriarca La Fontaine e nell’idea del progetto, voleva e doveva essere, nell’espressione del Voto pronunciato, un simbolo di pace, amore e accoglienza, quindi Chiesa per tutti i cittadini, che unisse in un grande abbraccio ideale e fisico (attraverso il portico circolare che abbraccia il “Domo” centrale), tutta la popolazione anche straniera che andava sempre più aumentando nell’isola del Lido, soprattutto nel periodo estivo.

Molto spesso mi sono chiesta come mai un così visibile manufatto, affacciato sulla laguna in ideale e ben visibile connessione con Venezia, la Chiesa della Salute e con San Marco, sia divenuto così invisibile ai più e come mai questo luogo della comunità lidense e non solo, sia rimasto precluso alla cittadinanza, così come mi sono sempre chiesta perché il Sacrario Militare, luogo cosi importante della nostra memoria, sebbene aperto quotidianamente dai militari, rimanesse nascosto.

Mi sollevò quindi sapere che il Tempio, dopo attenti restauri, con una solenne cerimonia nel 2019 fu riconsegnato alla cittadinanza a seguito di un progetto che univa simbolicamente ed operativamente Patriarcato, Comune di Venezia e i Militari e che possa ora essere oggetto da parte di tutti gli attori, di valutazioni al fine di promuoverne il miglior utilizzo in linea con i principi fondatori.

Nelle parole del signor Owens, seppur possa essere discutibile l’accostamento tra il tema dell’evento e il luogo – ma in ciò non voglio entrare in merito – rileggo un grande amore per Venezia, il suo Lido e il suo Tempio e lo ringrazio perché spero che le sue parole abbiano suscitato in altri, come in me, lasciando le polemiche che a poco portano, riflessioni intorno a questo monumento, stimolando un forte sentimento di riappropriazione al fine di riconferirgli sempre più vita e significato.

Auspico fortemente che con l’apporto di tutti vengano quindi promossi innanzitutto la sua conoscenza, storia e principi fondatori, quindi la sua vocazione di luogo della comunità nell’accezione più ampia, attraverso tutte le attività che lo riportino alla sua grandezza perseguendo il progetto di pace per il quale nacque. Nella vita si agisce, si sbaglia, si rimedia, si perdona. —



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