L’ingegnere umanista Patto tra Cavanis e Fondazione Venezia

VENEZIA. In un mondo sempre più globalizzato, in cui il 60 per cento delle professioni che si conoscono oggi sembra destinato a sparire nell’arco di 10 anni, pensare a un percorso di studi in grado di coniugare “accademia” e lavoro è indispensabile. È a partire da questo presupposto che i due istituti di carità Cavanis di Venezia e di Possagno, nel Trevigiano, grazie alla partnership con la Fondazione di Venezia e l’Università Iuav, introducono un nuovo percorso di formazione scolastica: il progetto sperimentale volto alla formazione della figura dell'«ingegnere umanista». Progetto sperimentale, che guarda al modello di Leonardo Da Vinci, e che sarà introdotto nei due istituti già a gennaio 2020, con una sperimentazione triennale. «Ma l’obiettivo è che il Miur acquisisca il progetto al più presto» ha esordito ieri Giampietro Brunello, presidente della Fondazione di Venezia, alla presentazione del percorso. L'obiettivo è il progressivo abbattimento delle distinzioni tra cultura letteraria e cultura tecnico-scientifica, in realtà parte di uno stesso “unicum”. «Non vogliamo creare l’ennesimo percorso professionalizzante» spiega Alberto Ferlenga, rettore di Iuav. «Partiamo dai modelli che già ci sono propri, unendoli: docenza, laboratori, luoghi». Più concretamente, questo avverrà tramite lezioni curricolari, co-docenze, incontri, inserimento degli studenti in azienda e contatti diretti con le università. «Coniugheremo programmi ministeriali e sollecitazioni esterne» spiega Maddalena Bassani, collaboratrice del centro studi classici di Iuav. «Al mattino ci saranno le lezioni frontali, nel pomeriggio saranno organizzati dei laboratori in cui i ragazzi dovranno rielaborare criticamente quanto appreso e produrre del materiale». «L’impianto dei Licei non verrà stravolto: lavoreremo sulle quote di flessibilità di tipo organizzativo, gestionale e didattico» spiega Claudio Callegaro, dirigente del Cavanis veneziano. —

Laura Berlinghieri

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