Licenziato per un ammanco, vince la causa

VENEZIA. Licenziato dalla trattoria di Santa Croce, dove lavorava come cameriere, con l’accusa di essersi intascato l’incasso di un tavolo, in tutto 92,96 euro: fa causa al tribunale del lavoro e la giudice Margherita Bortolaso gli dà ragione. Il licenziamento è illegittimo perché, scrive la giudice, «l’indebita appropriazione contestata non risulta adeguatamente provata». La società titolare della trattoria è stata quindi condannata a pagare le retribuzioni dalla data del licenziamento alla data della prevista scadenza del contratto a tempo determinato.
L’episodio che ha scatenato il provvedimento risale all’8 giugno 2016. La figlia dei titolari, sentita come testimone dalla giudice, ha ricordato che quella sera la madre avesse chiesto al cameriere come era stato saldato il conto di un certo tavolo. «Con la carta di credito», aveva risposto il dipendente. Tra le ricevute staccate quella sera, tuttavia, non c’è alcun cedolino di pagamento con il Pos di quell’importo. «Le ulteriori due ricevute, per rispettivamente 45 e 92,96 euro, non risultano corredate del relativo cedolino di pagamento del Pos e dunque si tratta evidentemente di consumazioni pagate in contanti», si legge nella sentenza. Essendo che in quella serata la trattoria era stata piuttosto affollata di clienti, «non è in alcun modo certo che il tavolo cui attiene la ricevuta di 92,96 euro pagata in contanti sia stato servito dal cameriere in questione e che lo stesso cameriere non abbia servito unicamente gli altri tavoli per i quali, nella fascia oraria di interesse, risultano i pagamenti con carta di credito o Pos e a uno di questi si sia riferito nel rispondere alla domanda della titolare», aggiunge la giudice che evidenzia come la società datrice di lavoro non abbia adempiuto all’onere della prova sull’effettiva sussistenza della giusta causa del licenziamento. E che quindi il provvedimento debba considerarsi illegittimo.
Rubina Bon
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