Licenziati gli ultimi arsenalotti, i Bacini rischiano l'abbandono

VENEZIA. «Vogliamo incontrare il sindaco. Offriamo la nostra professionalità e la disponibilità a rilanciare il lavoro e la cantieristica veneziana». Non è stato un bel Natale per i 28 operai della Cav, l’azienda del Consorzio Venezia Nuova che li ha messi in cassa integrazione ordinaria. Durerà fino al 31 gennaio, dopo la proroga di un mese. E poi scatterà la Cigs, la cassa integrazione straordinaria per la chiusura annunciata dell’attività. Dunque, addio cantieristica.
Stefano Zanini, sindacalista Uilm, occupa da settimane insieme ai suoi compagni l’area dell’Arsenale che la Cav – prima Palomar – aveva avuto in concessione dallo Stato per farci cantieristica e manutenzione navale. Invece non si è fatto nulla. Il bacino di carenaggio più grande è stato destinato alla manutenzione delle paratoie del Mose. Gli altri due – il medio e il piccolo, di proprietà del Comune, sono in stato di abbandono. Una ricchezza sprecata, degrado che avanza e tra poco renderà inutilizzabili le strutture ottocentesche, uniche nel loro genere.
Negli ultimi giorni gli operai si sono incontrati con i commissari del Consorzio Venezia Nuova, poi con il Comune e il delegato del sindaco per il lavoro Paolino D’Anna. Infine con Stefano Boato, rappresentante del ministero dell’Ambiente in Salvaguardia. Si cerca di concretizzare il progetto proposto dagli operai. Cioè di riaprire, sotto la guida del Comune, i due bacini di carenaggio medio e piccolo e adibirli alla manutenzione della «flotta» veneziana.

I vaporetti Actv ma anche le barche di Veritas, delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, dei privati. «Lavoro ce n’è, le strutture ci sono», dice Zanini. Da parte del Comune sembra arrivata una disponibilità almeno a discutere della vicenda. Se ne parlerà forse la settimana prossima dopo il nuovo incontro con gli operai.
Più difficile, anche se non impossibile, l’operazione di trasferire a Marghera la manutenzione delle paratoie. «Abbiamo investito molto qui», ricorda il commissario del Consorzio Venezia Nuova Luigi Magistro, «non possiamo buttare via investimenti pubblici». C’è chi ricorda però che a lungo termine l’operazione porterebbe a dei risparmi consistenti. Lascerebbe libero anche il Bacino grande, liberando l’Arsenale. Operazione avviata nel 2006 quella della concessione, contro il parere del Comune e della Municipalità. Erano anni in cui il Consorzio e le sue imprese dettavano legge. Così lo storico Arsenale era stato dato in concessione per trent’anni alle imprese del Mose. Ma gli ultimi Arsenalotti si ribellano. «Assurdo», dicono, «buttare via competenze e professionalità. Ci diano una risposta».
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