Libero l’ex carabiniere indagato

CAVARZERE. L’ex carabiniere di Cavarzere Nicola Marcato, in servizio fino a qualche mese a Piove di Sacco, e coloro che lo avrebbero corrotto, Paolo Mosco e Alessandro Borina, entrambe di Campolongo, sono liberi di andarsene dove vogliono. Erano stati raggiunti da un provvedimento di obbligo di dimora con la pesante accusa di corruzione aggravata, ma nei giorni scorsi il Tribunale del riesame di Venezia, presieduto dal giudice Patrizia Montuori, pur confermando i gravi indizi nei loro confronti, ha deciso che dovranno presentarsi periodicamente alla stazione dell’Arma di Campolongo, per il resto sono liberi.
A condurre le indagini i carabinieri di Chioggia, che sospettano che Mosco e Borina appartengano alla banda della Riviera del Brenta che fa saltare i bancomat con il gas per rubare il denaro delle banche. È dal febbraio di due anni fa che i militari dell'Arma tengono d'occhio i due di Campolongo e altri appartenenti al gruppo sospettato di aver messo a segno ai danni dei bancomat alcuni «colpi». Il 12 marzo, grazie ad una microspia, ascoltano un colloquio che li sorprende: Mosco parla con il carabiniere di Piove, il quale gli svela che i colleghi di Chioggia stanno svolgendo indagini sul suo conto e su quello dei suoi amici, tanto che gli hanno piazzato un segnalatore gps sulla macchina, in modo da stabilire momento per momento dove si trova e seguirlo a distanza. Non solo, dietro insistenze di Mosco, Marcato gli racconta anche chi li ha traditi. Informazioni importanti, che infatti ostacolano enormemente le indagini, che si bloccano, anche perché Mosco trova il gps e lo distrugge. Gli investigatori di Chioggia scoprono anche che cosa ottiene in cambio il collega: cento euro in contanti e due telefonini. Passano alcuni mesi in cui i carabinieri sperano che si tratti di un errore, ma nel frattempo le loro indagini muoiono e i controlli sul conto di Marcato confermano quei primi sospetti.
Giorgio Cecchetti
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